BONARCADO (Oristano)

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cms_28122/1.jpgCentro di antichissime origini, importante durante il periodo medievale e sede di un Convento camaldolese, Bonarcado riflette ancora oggi nel suo aspetto una storia illustre legata profondamente a quella del giudicato di Arborea e ai suoi monumenti più conosciuti: la Basilica di Santa Maria, con la sua mole scura per la pietra basaltica impiegata per la costruzione, e il Santuario della Madonna di Bonacattu.

Come testimoniano i diversi nuraghi presenti sul territorio, la zona fu abitata sin da tempi remoti, questo anche grazie alla presenza dell’acqua, di un clima mite e di un fertile suolo vulcanico.

La maggior parte dei nuraghi si trovano nell’altopiano verso Paulilatino, tra i più notevoli quelli di Tziligherto, Campu scudu, Serra crastula (Scova ’era), Sas losas (o Sos falosos) e Livrandu. Sono anche presenti diverse tombe dei giganti e qualche betile, anche se in cattive condizioni.

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La presenza romana è attestata invece dal ritrovamento di un tratto di pavimentazione a mosaico che anticiperebbe la costruzione del santuario al 400 dopo Cristo.

Nel Medioevo il paese raggiunge il periodo di massimo splendore, anche se il sito dove si trovano le due chiese, ricco di acque, doveva essere frequentato già da epoche più antiche.

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La prima menzione di Bonarcado medioevale si ha nella seconda metà dell’anno Mille, quando Mariano de Zori, giudice d’Arborea, donò al monastero di Montecassino la chiesa di San Giorgio in Bonarcado, che però non corrisponderebbe a nessuna delle chiese nel centro.

Da allora il paese assunse un’importanza strategica nel giudicato arborense, divenendo sede di un convento che vide il passaggio di diversi ordini monastici. Quelli che lasciarono l’impronta più profonda furono comunque i Camaldolesi.

Il "condaghe", una raccolta di documenti alla quale si devono molte preziose notizie riguardanti i paesi della zona nel periodo medioevale, ci permette appunto di avere notizie precise sulla zona dal 1100 alla metà del secolo successivo.

Bonarcado fu anche sede di due concili, il primo presumibilmente nel 1253, mentre nel 1302 si ebbe un sinodo provinciale presieduto dal vescovo di Torres.

A questo periodo di splendore seguì la decadenza. Nel 1652 fu colpito dalla grande peste, cui sopravvissero solo un centinaio di persone che si rifugiarono nella parte alta del territorio comunale, Su querchedu.

Territorio

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Situato alle pendici del Montiferru e non lontano dal mare, Bonarcado è un paese di origine medievale che conserva importanti testimonianze archeologiche, quali i nuraghi Serra crastula, Serra ollastu, Nargius e alcuni monoliti.

Nel suo territorio sono numerose le località che possono rappresentare mete ideali per tranquille passeggiate. Nella strada per Santu Lussurgiu si trovano la sorgente di Pranos, famosa per l’ottima acqua oligominerale, la cascata e la valle di Sos molinas, considerata uno dei luoghi più belli e suggestivi del Montiferru.

Economia

cms_28122/5.jpgL’economia del paese si basa prevalentemente sull’agricoltura e la pastorizia, condotte con sistemi tradizionali. Il clima favorisce la coltivazione di oliveti, vigneti e frutteti.

Bonarcado in passato era conosciuto per la produzione delle ciliegie, i compratori arrivavano da tutta la Sardegna e per gli abitanti del posto questo rappresentava un’importante fonte di guadagno. Dopo un periodo di calo, oggi la produzione è in ripresa grazie soprattutto all’iniziativa dei singoli e alle cooperative costituite dai giovani. Considerevole è anche la produzione del miele. Sono in crescita le attività imprenditoriali, mentre rimangono limitate quelle artigianali.

Diana Filippi

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