BIF&ST: AL VIA LA 13ESIMA EDIZIONE
A Bari il festival del cinema, finestra sul panorama internazionale

Si è inaugurata ieri, usufruendo della scenografica location offerta dal Teatro Kursaal Santa Lucia sul Lungomare Nazario Sauro di Bari, la 13.a edizione del Bif&st , l’ormai rinomato festival barese consacrato alla settima arte. L’apertura ha visto il conferimento del premio Bif&st alla carriera a una figura dallo spessore intellettuale e morale encomiabile qual è Gianni Minà. Scelta impeccabile in un momento in cui la compressione dei servizi di informazione e divulgazione in becere logiche di mercato, mette spesso in discussione la vocazione e l’integrità della professione giornalistica. Sin dalla pre-apertura è emergente l’elemento del meridionalismo attivo, che scaturisce sia dalla visione del film documentario “Gianni Minà – Una vita da giornalista”, diretto dalla moglie Loredana Macchietti, in uno sguardo più esteso, rivolto al sud del mondo, considerando il rapporto speciale di Minà con l’America Latina, sia dall’intervento di Oscar Iarussi, nuovo direttore responsabile de la Gazzetta del Mezzogiorno, sennonché ex presidente della Apulia Film Commission, in cui, il tema del meridionalismo, circoscritto in questo caso al contesto nazionale, si lega allo scopo di superare quella perifericità non solo geografica, a cui sono confinate le regioni del sud, rendendosi promotori di una rivoluzione culturale inclusiva, che possa stimolare una mobilitazione dal basso auto propulsiva e sostenibile.
Segue una prima giornata inaugurale satura di incontri, con la proiezione presso il teatro Piccinni de “Il silenzio grande”, quarto film di un Alessandro Gassmann regista, che riesce perfettamente nel suo intento di enunciare, nella trasposizione cinematografica della storia tratta dall’omonimo romanzo di Maurizio De Giovanni, la sua teatralità, intrinseca nell’adattamento, nel tono onirico di certi espedienti scenici e nell’interpretazione dei personaggi, che finiscono per rievocare la scuola dei De Filippo. “Una storia nata dal confine tra sensibilità diverse” - come spiegato da De Giovanni. “Il silenzio grande” racconta delle sinergie e dei conflitti comuni a tutte le mura domestiche, e lo fa attraverso la metafora dei piccoli silenzi, ovvero delle parole non dette, che nel tempo si accumulano come polvere sotto al tappeto, fino a formare un silenzio troppo grande per essere ascoltato. Il film risulta ultratemporale, perché va a toccare i temi del contrasto generazionale, del rapporto conflittuale tra genitori e figli, sottolineando come la ricerca di centralità e di attenzioni da parte dei due ragazzi protagonisti, Massimiliano e Adele, figli di un padre prestigioso e assente e succubi del peso di quel nome, sia in realtà complementare alla figura paterna, senza la quale non sussisterebbe la ricerca del conflitto.
Il festival prosegue con proiezioni spalmate lungo l’arco della giornata, sia del panorama internazionale con: “The Story of Film: A new generation”, “Das Kindermädchen – Mission Italien”, e “Stanley and us – The Pinocchio Project”, il progetto di serie tv su Kubrik, che permette di osservare da vicino i meccanismi creativi di uno dei geni del cinema dello scorso millennio, sia in ambito fiction con la presentazione della produzione Rai, “Tutto per mio figlio”. Interessante per il diretto impatto territoriale, la discussione con Gassmann, riguardo al suo libro “Io e i #greenheroes”, tenutasi nel pomeriggio al Teatro Margherita, dopo l’avvenuta piantumazione nei giorni scorsi a Taranto, degli alberi acquistati con il ricavato delle copie vendute. Durante l’incontro si è discusso il tema attualissimo della transizione verde e del nesso tra attivismo ambientale e promozione della pace, di facile applicazione alle tristi vicende internazionali di questi tempi. La giornata si conclude con la consegna del Premio Furio Scarpelli per la migliore sceneggiatura ad Alessandro Gassmann, Maurizio De Giovanni e Andrea Ozza, e dei premi: Alida Valli per la migliore attrice non protagonista e Federico Fellini Platinum a Margherita Buy, seguiti dall’anteprima internazionale di Hill of Vision di Roberto Faenza.
Il prestigio anche internazionale, ottenuto da questa realtà festivaliera, sennonché il vasto consenso raccolto da parte della cittadinanza barese tutta, dimostrato da una risposta sempre più positiva e partecipata, è da ricondurre ad un merito particolare del festival: quello di essersi insignito del ruolo di testimone di una volontà di rinascita culturale e sociale, tangibile nella frenesia in cui versa la città di Bari nei giorni del festival. Nonostante quindi le notevoli difficoltà organizzative riscontrate a causa del malaugurato periodo storico con cui siamo tenuti a confrontarci, sennonché i differimenti burocratici e la tarda predisposizione delle procedure finanziarie e amministrative, come denunciato dallo stesso direttore artistico Felice Laudadio, straordinariamente, a soli 7 mesi di distanza dall’edizione del settembre scorso, il Bif&st garantisce anche quest’anno un vasto catalogo di incontri, laboratori ed eventi altamente formativi, rendendosi finestra sul mondo e veicolo di sinergie e confronti guidati dal dinamismo creativo e dall’amore per la magia del cinema.
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