BEIRUT, È GUERRIGLIA URBANA!
Le manifestazioni anti-governative per la crisi economica, esplodono in rabbia sociale dopo lo scoppio dell’Hangar 12
La fascia di territorio mediorientale compresa tra la Turchia ed Egitto, sin dal dopo guerra, è stata rappresentata (e spesso non solo metaforicamente) come una “polveriera”. Guerre tra popoli, civili e di rivendicazioni di territori, continuano a stare appuntate sulle agende di tutti quei governanti e leader politici che, fino a oggi, volenti o nolenti non sono mai riusciti a dare stabilità socio-politica ai propri Paesi. La notizia delle proteste di piazza che giungono da Beirut, per esempio, è lo specchio di una Regione che senza l’aiuto della comunità internazionale, non può venire fuori da una crisi socio-economica molto pesante. In queste ore nella capitale libanese è in atto una vera guerriglia urbana scoppiata in seguito all’esplosione dell’Hangar 12 del porto di Beirut (contenente 2700 tonnellate di nitrato di ammonio), causando la morte di circa 160 persone e ferendone diverse migliaia.
La scintilla, scoccata realmente, ha fatto esplodere la rabbia dei manifestanti nei confronti di un Governo incapace di trovare soluzioni alla crisi economica. I dimostranti sono riusciti ad occupare per alcune ore la sede del ministero degli esteri, sgomberata dopo l’intervento dell’esercito. C’è chi, addirittura, ha eretto un finto patibolo in piazza Martiri, impiccando il manichino del leader degli Hezbollah, Hasan Nasrallah. Il bilancio degli scontri, secondo fonti della Polizia è di 1 poliziotto morto, centinaia di feriti e 20 le persone arrestate. Il quotidiano L’Orient le Jou, riporta 70 i feriti tra le forze dell’ordine, mentre i dati forniti dalla Croce Rossa libanese riporta un bilancio totale di 238 feriti, di cui 63 ricoverati in ospedale e 175 medicati sul posto.
Il presidente francese Macron, rivolgendosi alle autorità del Libano, chiede che il Paese “non sprofondi” e a “risponda alle richieste della popolazione che manifesta pacificamente nelle strade di Beirut”. Aprendo la conferenza dei donatori per raccogliere fondi in favore del Libano, sostenuta anche dall’ONU, Macron, inoltre, ha invitato tutti a evitare che “la violenza e il caos prevalgano”, aggiungendo che “L’obiettivo di oggi è agire in fretta e in modo efficace per coordinare i nostri aiuti in modo che arrivino al popolo libanese”. Intanto, secondo gli organi di stampa libanesi, la ministra dell’Informazione, Manal Abdul Samad, ha dato le dimissioni, mentre il premier Hassan Diab, intervenedo in TV, ha lanciato ai suoi stessi alleati governativi un "ultimatum" di due mesi, evocando elezioni anticipate. Diab ha anche invocato “il momento della responsabilità collettiva”, perché “presto emergerà la verità”, riferendosi all’esplosione che ha causato, oltre a morti e feriti, la perdita dell’alloggio per circa 300 mila persone, di cui 80 mila sono bambini.
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