BATTI CINQUE DOTTOR PESCE
Me so’ proprio superato ma il libro dentro è scritto grande

Paolo “Pesce” Nanna, anno 1965, romano del quartiere di Centocelle, amante del calcetto e del Brasile, componente del mitico gruppo C.C.P.P. (Cento Celle Comedy Party), dopo il licenziamento dall’azienda ove lavorava, si scopre, o meglio si “riscopre”, ma stavolta di professione, comico.
0Esordisce nello scrivere le sue storie, tratte e trasfuse dai suoi innumerevoli spettacoli, spesso accompagnato dal suo amico comico Stefano Vigilante e sempre dalla sua compagna di vita, Marena, con il libro (del 2007 “autoprodotto”) Me so’ proprio superato 40 storie brevi (6 per la questura …). I nipoti infatti ogni volta, immancabilmente, ripetono “Ti sei proprio superato” agli inevitabili scherzi dello zio, come apprendiamo dallo stesso Paolo “Pesce” (Introduzione – e ringraziamenti, pag. 12).
Ma perché “Pesce”? vi chiederete: “è un mistero che non si riesce proprio a scoprire, non si hanno notizie certe (Sudorazione, pag.13).
Comunque con questa prima prova “Pesce” già si è “superato”: con le sue storie brevi “frammenti, esperienze e spaccati di vita reale” (Introduzione – e ringraziamenti, pag. 11): dialoghi di cantastorie, con tanto di “coro” (dello stesso autore, come evidenzia nella Prefazione, Marina Spadaro, pag. 6).
Solo nell’ultima storia, brevissima, l’autore dismette, per un attimo, la sua comicità, pur disincantata, i suoi racconti briosi e accattivanti, Genova 2001: una storia che rimarrà sempre, ricolma di tristezza nel cuore di ognuno di noi.
Ma il nostro “raccontatore di storie, comico, scrittore, autore”, con la sua umanità scanzonata ma sottile, dopo il primo successo, va ancora “in rete” con il successivo libro (del maggio 2019, per la Cut-Up Publishing), Tranquilli il libro dentroè scrittogrande, ove le sue irresistibile storie si snodano stavolta attraverso lo scorrere dei mesi, sempre annunciati con quattro “versi” la cui fonte e spiegazione viene poi svelata al lettore a conclusione di ogni “capitolo”.
Da gennaio a dicembre, scorre veloce la lettura, tra una risata (e pure una riflessione) e un’altra, ma anche con “Il mese in più” dell’ultimo capitolo, perché “Di questi mesi umanizzati non ci si può più fidare” (Il mese in più, pag. 63).
La tappa finale di questo avvincente percorso è dedicata all’indimenticabile Edmondo Bernacca (5.9.1914 - 15.9.1993), noto come il “colonnello Bernacca” (rivestendo prima il grado di tenente colonnello, ma poi promosso colonnello e in seguito generale dell’Aeronautica militare) per il programma di meteorologo da lui condotto dalla metà degli anni sessanta. Quell’ “uomo elegante” che un po’ di tempo fa (come ricordano “i più giovani”) sui nostri schermi “con la sua bacchetta di legno riusciva a rapirti il cuore, con il suo linguaggio chiaro e comprensibile riusciva a spiegarti anche le cose più difficili, tipo i millibar o le isobare” (pag. 167).
Emblematico, irrefrenabile, tra gli altri, nel mese di giugno, l’ormai memorabile (e ripetuto spesso negli spettacoli del “Pesce”) il racconto de Il popolo del secolo scorso, ambientato in quel di Via Castelforte 4 (una traversa di Via Olevano Romano, di fronte a Villa Gordiani), ove il comico in modo rocambolesco parla delle sue incredibili impressioni al “Piccolo Teatro della Parola”, fonte di iniziative culturali e del Laboratorio di lettura e scrittura poetica diretto dal poeta Giuseppe Spinillo:
“Da una scritta sulla parete intuisco che la sala grande è anche chiamata Il Piccolo Teatro della Parola e un uomo, che vuole rimanere anonimo, Fabrizio Oddi, mi dice che qua dentro si suona musica dal vivo, che quelle ciotole si chiamano campane tibetane, che qui sotto si narrano storie e c’è addirittura un laboratorio di lettura poetica, e tutto questo viene fatto senza essere ripresi da nessuna telecamera, non viene trasmesso in tv, non c’è una giuria, non ci sono big, non c’è una gara, nessuno vince niente, nessuno viene eliminato, nessuno vota da casa, non ci sono interruzioni pubblicitarie e nessuno diventa famoso, ma allora mi domando, ma perché lo fanno? Lo devo scoprire.
Nel frattempo vengo affiancato da una persona un po’ scapigliata e con lo sguardo sognante, mi offre un bicchiere di vino, lo prendo, lo ringrazio, mi andava proprio, ho la gola secca e sto per buttarlo giù tutto di un fiato, quando mi dice:
“Ma fermati, non lo fare, e piano, che poi ci rimane male ... […] il vino, e non gli stare con il fiato sul collo […] Aldo dice 26 x 1.
“26.” rispondo. “Aldo dice 26 x 1.” “26.” “Aldo dice 26 x 1… […] Mentre sto contando con le dita, lo scapigliato con lo sguardo sognante continua con il suo mantra”
(pagg. 84-85: il verso Aldo dice 26x1 è nella poesia Appunto 3 - Tutti o nessuno di Giuseppe Spinillo, che troveremo per intero riportata, a pagg. 228-229, nell’ultimo libro del “Pesce”, di cui ora parleremo: v.la raccolta poetica “Aldo dice 26x1” Appunti di un viaggio 2011-2017. La grande fuga” del 2017).
Batti cinque Dottor Pesce
È difficile definire il 3° libro di Paolo “Pesce” Nanna: un libro comico? un romanzo? un racconto autobiografico o (che dir si voglia) diario? un resoconto delle trasmissioni andate in onda su facebook (anche grazie a piattaforme arditamente sperimentate dall’autore) dal 6 marzo 2020? una raccolta di poesie? una raccolta di testi musicali? un viaggio nel mondo dell’arte, della musica, dei sentimenti?
Ogni definizione sarebbe infatti riduttiva, perché è tutto questo e altro ancora, 391 pagine di un caleidoscopio, multiforme, poliedrico, vario, coinvolgente ed esilarante.
Il Titolo Del Libro
“La forma è sostanza” mi disse una volta in un colloquio il compianto don Giancarlo, illustre Professore dell’Università Cattolica Gregoriana (e di altre Università Cattoliche), sacerdote e carissimo amico della parrocchia della mia infanzia, adolescenza, maturità, San Leone I al Prenestino, e ciò si conferma nel titolo del libro di “Pesce” Nanna.
Dottor Pesce: “A un tratto mi venne un’idea. Inventare un personaggio che non avesse nessun merito e nessuna competenza per poter parlare del coronavirus, come la maggior parte di quelli che ascoltavo, ma anche di creare qualcosa per poter resistere alla solitudine e alla depressione che stava per piombarci addosso. Fu così che nacque il Dottor Pesce, tecnico industriale delle arti grafiche della scuola professionale Panfilo Castaldi di Casal Bruciato [nonché ‘anche altre mille cose, ma soprattutto un infettologo, che sono pochissimi al contrario degli infettivologi che sono invece tanti e inflazionati.’ (pag. 55, Diretta 22)].
Che poi non avevo detto bugie, mi ero aggiunto solo Dottore e avevo leggermente modificato la dicitura originale della mia ex scuola che era: L’IPSIA Panfilo Castaldi, Istituto Professionale di Stato per l’Industria e l’Artigianato, ma tutto il resto era vero.
Ma importava a qualcuno il vero e il falso?
Finalmente anche il Dottor Pesce poteva essere libero di esprimere la sua opinione.
Era facile, il meccanismo era collaudato” (Prologo, pagg. 30-31).
“Era una prova. Serviva a distrarmi dal pensiero fisso del virus, una tregua, un attimo di respiro, ma non avevo una minima idea di cosa volessi dire o fare.
Il Titolo Dei “Paragrafi”. Dopo la bella Presentazione di Susanna Schimperna “giornalista, scrittrice, redattrice, esperta musicale, astrologa, va beh, mi fermo sennò facciamo notte” (pag. 132, Diretta 36) che ritroviamo ospite nella Diretta n. 36 e il Prologo dell’autore, nel capitolo de Le Dirette il libro entra nel vivo.
65 dirette, a partire dalla Diretta 0, su facebook dal 6 marzo 2020 alle ore 20 e 25 fino all’ultima la Diretta n. 64 (65, contando la Diretta n. 0) andata in onda il 10 maggio 2020.
Come il primo libro e l’attività comica dovuti (ma chissà forse comunque il destino, il “fato” o la “Tyche”, l’avrebbe portato allo stesso approdo) ad un episodio drammatico (il licenziamento dall’azienda ove lavorava), la terza e ancor più matura tappa dell’iter comico di Paolo “Pesce” scaturisce da due eventi, per così dire “esogeni”: prima un gravissimo infortunio durante una partita di calcetto (rottura del tendine di achille) e poi l’inizio della ormai (purtroppo) perdurante pandemia da Covid-19.
In verità forse gli eventi sarebbero tre o meglio il primo dipenderebbe da questo, se si crede alla “macumba brasiliana” che aleggia dalle prime pagine del nuovo libro del dott. Pesce (un alias ormai consolidato), perché era prevista una tournée a Cuba di Nanna insieme all’amico comico Stefano Vigilante, “questa volta io e Marena saremmo volati a Cuba invece che per l’ottava volta in Brasile” (Prologo, pag. 15). E la nuova meta sarebbe stata pertanto preferita ai secondi lidi che avevano da tempo accolto il nostro comico come un figlio, vale a dire il Brasile.
L’oltraggio nei confronti della seconda patria di Nanna, per la scelta di Cuba per un prossimo spettacolo, non poteva rimanere impunito, secondo “Pesce”: era un vero tradimento, come, suo malgrado, dovrà accorgersene l’autore, oltreché per il grave infortunio, con le miriadi di inconvenienti da affrontare nella sua originale iniziativa, “spinta dolorosa” che “Pesce”, con il tipico carattere italiano, e ancor più direi romano, accoglie e ne fa narrazione.
Ed è proprio questo carattere romanesco (tante volte criticato in altri lidi italici) che porta alla ricerca di una reazione a questa tuttora imperante pandemia da Covid-19
E ciò con uno STILE del tutto personale, originale e coinvolgente, che passa dalla prima alla terza persona, intriso di mille trovate e comicità, pur col consueto disincanto che connota il nostro comico.
Intimamente e intrinsecamente legata allo stile la STRUTTURA del libro di “Pesce” che organizza e crea anche il contenuto. Già nel secondo libro dell’autore avevamo visto una particolare attenzione a tale elemento (che si realizzava attraverso lo scandire dei mesi), ma in questa nuova opera la struttura si fa più complessa e articolata e inchioda letteralmente il lettore pagina dopo pagina. L’iterazione, la ripetizione continua e attenta al ritmo e al momento, che connota il genere comico, impronta il libro: a partire dal titolo che ritorna come un mantra nei singoli paragrafi: apparentemente semplice, ma che inevitabilmente e via via sempre più ti coinvolge, con un ritmo inarrestabile.
La Diretta 0 durò 3 minuti e 18 secondi, La Diretta 1 durò 6 minuti e 34 secondi … La Diretta 41 durò 49 minuti e 57 secondi … La Diretta 63 durò 1 ora, 8 minuti e 54 secondi fino a La Diretta n. 64 perché l’ultima diretta descritta nel libro sarà invece la n. 30 come vedremo più avanti: “Le dirette totali durarono complessivamente 41 ore, 27 minuti e 17 secondi.” (pagg. 376-378). Dirette viste non solo in Italia, ma anche in altri lidi, all’estero, ad es. anche nella seconda “patria” del “Pesce” il Brasile, negli Stati Uniti, in America Latina …
Ma le iterazioni, gli “appuntamenti” ricorrenti, rappresentano non solo il ritmo, ma sono al tempo stesso la materia di cui il libro vive e da cui riceve la propria luce esilarante, come pure di grande interesse artistico e culturale, le iniziative sociali e di solidarietà. E con quei commenti con la chat, da cui riceve lodi e critiche, ironiche e simpatiche, e con cui il “Pesce” colloquia, con i tanti bravi e prestigiosi ospiti, che “Pesce” intrattiene, e con personaggi veri o immaginari, Nanna crea un “concreto” palcoscenico virtuale (mi si conceda l’ossimoro), in quel teatro ove fortunatamente siamo capitati (magari col “passaparola”), o possiamo sempre essere “presenti”, leggendo il libro del nostro amico Paolo, diventando inevitabilmente spettatori.
Sarebbe troppo lungo, anche se interessante, stilare un “inventario” della miriade di ospiti eccellenti: musicisti, artisti di strada, cantanti (di musica “leggera” e lirica), membri dei più svariati tipi di gruppi musicali, comici, scrittori, poeti, registi, critici di cinema e altro, attori, mimi, clown, esperti in massaggi e campane tibetane, astrologi, disegnatori e umoristi, allenatori “esteri” di nazionali calcistiche, insegnanti di musica e di altre discipline: financo professori universitari di chimica (con il loro famoso “giuramento del chimico”), ecc. ecc. ecc…: qualcuno intervenuto a grande richiesta anche 2 o 3 volte.
Come accennato in precedenza, saranno “presenti” nello svolgersi delle varie “trasmissioni”, con delle sempre riuscite citazioni e in sintonia con l’atmosfera del momento, altri “ospiti”, veramente illustri, immaginari (il maestro Miyagi, Manuel Fantoni …) o reali, spesso scomparsi (Arthur Block,Wislawa Szymborska …) o ancora viventi (Gregorio de Falco, Renato Fiacchini, alias Renato Zero cari sorcini …), cantautori, scrittori, poeti, filosofi, psichiatri, politici, pittori, attori, giornalisti, scienziati …
E per varie puntate diverrà un appuntamento simpatico e seguito la Rubrica dei bambini, che vedrà Sergio Gaggiotti quale critico inflessibile: “loro scrivono seriamente e noi dobbiamo criticarli seriamente.” (pag. 71, Diretta 26).
L’opera di Paolo “Pesce” Nanna è veramente intrisa di comicità, ma anche di quella inventiva tipicamente italiana, che sa affrontare in modo scanzonato, disincantato, e, diciamo, positivo, avvenimenti drammatici (in primis la pandemia) o problematici della vita e del lavoro.
A partire dalle miriadi di problemi affrontati dal buon “Pesce” durante le trasmissioni tra i quali soprattutto i collegamenti in video o in audio (o entrambi contemporaneamente):
E di lì un successo, successi, insperati con l’ “incontro con Tony Esposito, che lo portò a suonare la colonna sonora del film: L’amore con i crampi. Da lì in poi, grazie anche alla collaborazione con i musicisti Pivio e Aldo De Scalzi, Nour Eddine partecipò alla composizione di tantissime altre colonne sonore: Il Bagno turco, El Alamein, Giardini dell’Eden. Poi ci fu l’incontro importante con il produttore, paroliere e compositore Paolo Dossena, fondatore dell’etichetta musicale Compagnia Nuove Indye, che coincise proprio col boom della musica etnica in Italia. Da suonare sotto la metro Nour Eddine si ritrovò a incidere canzoni assieme ai 99 posse, agli Almamegretta, a Enzo Avitabile, ai Sud Sound System, agli Agricantus.”.
Ma ci sono anche storie, vicende, che un lieto fine non hanno.
Ma, a questo punto, è d’obbligo una riflessione finale.
Nella copertina scorgiamo un sottotitolo al libro di Paolo “Pesce” Nanna Diario di un supereroe. E ciò rappresenta la persona di Nanna e naturalmente il suo libro: non si tratta di un supereroe della Marvel o della DC Comics (di cui sono peraltro pazzamente innamorato soprattutto della prima da quando ne leggevo i fumetti da ragazzo).
Ritengo infatti che la splendida opera di Paolo “Pesce” possa essere compendiata nel motto latino Post fata resurgam (propr. «risorgerò dopo la morte», anche nella forma post fata resurgo: «risorgo dopo la morte»), motto riconducibile alla leggenda della fenice, uccello mitologico e sacro agli antichi Egiziani. La frase (che peraltro compare come emblema nello stemma di alcune località italiane) comunica e infonde speranza e fiducia nella propria capacità di risollevarsi dalle contrarietà, piccole o grandi che siano, e superare le ostilità del destino o fato, che dir si voglia.
Possiamo concludere questo nostro (è un semplice assaggio) incredibile viaggio virtuale con l’Epilogo del bellissimo libro di Paolo “Pesce” Nanna, un regalo sicuramente gradito per questo Natale e queste feste natalizie. in cui dà atto della pubblicazione alla fine della Diretta n. 30, malinconica e struggente, com’è la vita e i ricordi che rimangono per sempre intangibili nel nostro cuore. Epilogo col quale il nostro amico, “Uno di noi, un fratello di sangue” (Susanna Schimperna,Presentazione, pag. 9) per “scrivere la parola fine a questo libro, a questo percorso e a questa vita” si affida “proprio [a] lui, Sergio Gaggiotti” alias Rossomalpelo:
Il bello esiste. Eccolo, di fronte a me, dietro i vetri di questa finestra che guarda strade vuote, immobili. Il silenzio è musica trasmessa da fauna che torna selvaggia […]
Quello che Paolo è riuscito a creare con il suo programma in diretta la sera alle nove, conferma ciò che da sempre penso: il bello esiste, è lui, loro, noi. Paolo, Carlo e me, io. Non siamo eroi, non siamo “il bello” del mondo, siamo soltanto noi e io sorrido perché li amo. Sorrido perché Paolo sa farmi ridere e Carlo ride di risa così sue, che non si resiste. Gli occhioni azzurri ti strappano di dosso il brutto. Maestro Carlo […]
Se avessimo potuto, quanti abbracci ci saremmo dati, baci forti e strette sulle spalle, mani in altre mani, ma è il tempo della distanza e quindi eccoci lì, uniti da un programma che ci fa sentire insieme.” (Epilogo, 389 e 390).
Un Epilogo alla fine che consiglio di leggere intero tutto d’un fiato, nelle sue dense e commoventi due pagine e mezza (da pag. 389 a pag. 391), per vederci più forti, una catarsi di parole che sono la nostra vita. Di modo che “questo lockdown, clausura imposta di cui il termine inglese esalta la durezza e l’aspetto poliziesco” (Susanna Schimperna, ibidem), questo brutto incubo con cui purtroppo ora conviviamo senza poterci svegliare, non ci impedisca di vivere la nostra vita, diretti verso il nostro futuro: incerto, sì, come sempre lo è stato, ma che ci tocca da vicino, insieme ai nostri cari, ai nostri amici, e che dunque ci deve finalmente vedere – anche dopo aver letto l’opera di Nanna – non solo “spettatori”, ma “protagonisti”, “supereroi” come il grande ed esilarante “Dott. Pesce”.
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