Aumento dei casi di COVID-19 in Spagna

Paese nella lista nera d’Europa, sospese le attesissime Fallas della Comunità Valenciana

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L’aumento dei casi accertati di individui positivi al COVID-19, che in Spagna salgono a 2002, pone il paese nella lista nera degli stati con maggior numero di contagi. Nei Paesi Baschi salgono a 261 i casi, 64 in più di ieri, con Alava come territorio maggiormente infetto. Altre variabili relazionate all’incremento dei casi, contenute nel rapporto pubblicato dalle autorità pubbliche madrileñe nel corso della mattinata di ieri, rivelano che l ’81% dei pazienti ricoverati presso le IUC spagnole, ovvero le Unità intensive Coronavirus, si parla di 102 su 126 casi, si concentrano però a Madrid e nelle zone limitrofe. È risaputo che i focolai sparsi in vari punti della comunità madrileña, sono associati a residenze per anziani o a popolazioni fragili, e questo implica che la letalità o la gravità dei casi, sono maggiori in questi centri, piuttosto che in altri centri dove il virus è stato importato da pendolari o per lo meno da persone che hanno compiuto spostamenti importanti, che tendono ad essere più giovani e dunque risentono di un impatto minore della malattia. In generale il 66% dei casi corrispondono a questa stessa zona, ma il 78% della totalità dei casi positivi è spalmato in 4 comunità autonome. Il direttore del Centro di Coordinazione di allerta ed emergenze sanitarie del Ministero della Salute, Fernando Simón, nella conferenza stampa che ha seguito la riunione del Comitato di investigazione e controllo della situazione Coronavirus, ha tenuto a ricordare che le misure di contenimento assunte attualmente nelle 3 zone a rischio ovvero: Comunità di Madrid, País Vasco e la Rioja, non risultano efficaci se applicate singolarmente, a compartimenti stagni, ma solo se rispettate nella loro totalità, e necessario soprattutto per i futuri provvedimenti sarà il loro grado di applicabilità, da cui ne deriverà la loro efficienza. “Gli effetti marginali in questa situazione” afferma, “si li compariamo all’impatto sociale, ma ciò che preme è limitare al minimo il contagio, intervenendo in maniera capillare”.

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È fondamentale che si mettano in moto due meccanismi di risposta nelle misure da adottare per garantire la sicurezza e la salute pubblica; da parte certamente delle istituzioni e dei collettivi di professionisti implicati nell’ambito della limitazione al proliferare del virus e nel contrasto allo stesso nei casi positivi, ma d’altra parte, parallelamente alle responsabilità istituzionali, è fondamentale lo sviluppo di una responsabilità individuale; risulta necessaria l’assunzione di coscienza da parte della popolazione civile, che dovrà adottare un atteggiamento collaborativo, seguendo le linee indicate dalle autorità sociosanitarie competenti. Entra quindi in vigore il decreto cautelativo, che sospende las Fallas nella Comunità Valenciana, per la prima volta dall’epoca della Guerra Civile. Il decreto,pubblicato sul Bollettino ufficiale della Generalitat Valenciana e sottoscritto dal presidente Ximo Puig, sospendono le celebrazioni previste fino al 19 marzo, la settimana culminante del mese di festeggiamenti, che per le attività previste, come la famosa Cremá de las muñecas, ovvero l’incendio dei carri allegorici, avrebbe attratto migliaia di turisti da tutta Spagna e non solo, essendo las Fallas e la fiesta de la Magdalena nella città di Castelló, delle feste che dal 2010 godono del titolo di Feste di interesse turistico internazionale. Per evitare dunque che la città di Valencia in cui già si contano un morto per contagio e 63 casi attivi, si trasformi in un terreno fertile per il brulicare del virus, le istituzioni hanno preferito impedire lo svolgersi di tale ricorrenza nonostante la forte opposizione della popolazione fortemente legata a questa tradizione. Come affermava infatti Fernando Simón è certo che provvedimenti assunti dovranno essere commisurati anche al loro impatto economico e sociale, in quanto si prevedono perdite ingenti per la Comunità Valenciana che già aveva disposto fondi dal valore ingente per l’organizzazione delle Mescletas e per le associazioni di Falleros, ma allo stesso tempo non è possibile di certo mettere in discussione il principio costituzionale della garanzia della salute pubblica.

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Nel corso di queste giornate si discuterà circa la possibilità di posticipare i festeggiamenti per trovare un compromesso equo senza incorrere in gravi rischi per la sicurezza delle persone. In seguito ai contagi dei tifosi partiti per assistere al match con l’Atalanta, la sfida di ritorno si è giocata naturalmente a porte chiuse, nonostante l’indignazione dei tifosi, che sosterrebbero che il pericolo di contagio sussiste ovunque, il calcio non c’entra, e il timore del COVID-19 non può impedire alla gente di vivere le loro vite normalmente. Purtroppo nella comunità italiana a Valencia invece cresce la preoccupazione, essendo soggetti a vivere di riflesso la situazione di quarantena che abbiamo in patria, perciò ci si dimostra più accorti nelle scelte quotidiane; questa consapevolezza però non è ancora stata del tutto ingerita dalla popolazione spagnola che sembra sentirsi estranea a quanto accade attualmente nella vicina Italia. Nel caso dell’Italia le misure restrittive assunte dal decreto ministeriale hanno permesso di ottenere un lieve calo nei nuovi casi nel corso degli ultimi due giorni, ma afferma Simón, che è necessario restare cauti in quanto l’evoluzione può sempre presentare cali e picchi alterni che non posso considerarsi significativi senza una certa continuità di alcuni giorni, e invita quindi anche le comunità in cui sono presenti situazioni ottimali a non sottovalutare il caso e a cautelarsi già in partenza, per prevenire un’eventuale effetto domino.

Federica Scippa

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