App e stretta scarcerazioni, le novità del decreto (Altre News)

Lega in presidio, 74 parlamentari stanotte in Senato e Camera - Boccia a Regioni: "Possibili scelte differenziate dal 18 maggio" - Calabria anticipa Fase 2 - Maturità al via 17 giugno

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App e stretta scarcerazioni, le novità del decreto

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Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto in materia di giustizia, con la stretta alle scarcerazioni e il rinvio della riforma delle intercettazioni, e la disciplina sulla app e sul tracciamento.

Interventi che regolano il funzionamento della app sul tracciamento anti contagi: garanzie su anonimato e privacy, no alla geolocalizzazione e limite alla conservazione dei dati, che saranno cancelati entro la fine dell’anno. Stretta sulla concessione dei domiciliari ai detenuti per reati gravi, di mafia e di criminalità organizzata, questione al centro della polemica politica dopo i casi di scarcerazione di alcuni boss decisi dai tribunali di sorveglianza. E il rinvio al 1° settembre dell’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni. Queste le principali misure contenute nel decreto approvato dal Cdm.

Chiarezza e trasparenza sull’uso della App. Nel decreto è previsto che "gli utenti ricevano, prima dell’attivazione dell’applicazione, informazioni chiare e trasparenti al fine di raggiungere una piena consapevolezza, in particolare, sulle finalità e sulle operazioni di trattamento, sulle tecniche di pseudonimizzazione utilizzate e sui tempi di conservazione dei dati". La app assicura poi che "il trattamento effettuato per il tracciamento dei contatti sia basato sui dati di prossimità dei dispositivi, resi anonimi oppure ove ciò non sia possibile pseudonimizzati; è esclusa in ogni caso la geolocalizzazione dei singoli utenti".

Nessuna limitazione o conseguenza relativa all’esercizio dei diritti se si decide di non utilizzare la app. "Il mancato utilizzo dell’applicazione non comporta alcuna limitazione o conseguenza in ordine all’esercizio dei diritti fondamentali dei soggetti interessati ed è assicurato il rispetto del principio di parità di trattamento". Garanzie anche sull’uso dei dati raccolti attraverso l’applicazione, che "non possono essere utilizzati per finalità diverse" fatta salva "la possibilità di utilizzo in forma aggregata o comunque anonima, per soli fini statistici o di ricerca scientifica". La piattaforma utilizzata per il tracciamento, infine, "è realizzata esclusivamente con infrastrutture localizzate sul territorio nazionale e gestite da amministrazioni o enti pubblici o in controllo pubblico".

La parte del decreto che riguarda gli interventi in materia di giustizia prevede innanzitutto che per la scarcerazione e la concessione dei domiciliari a detenuti per reati di mafia e terrorismo, legata all’emergenza coronavirus, sono necessari il parere del procuratore della Repubblica e del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e "salvo esigenze di eccezionale urgenza, il permesso non può essere concesso prima di 24 ore dalla richiesta dei predetti pareri".

Nel caso di detenuti per uno dei delitti di competenza delle direzioni distrettuali antimafia, si legge nel decreto" l’autorità competente, prima di pronunciarsi, chiede il parere del procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto ove ha sede il tribunale che ha emesso la sentenza e, nel caso di detenuti sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis, anche quello del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo".

Un articolo riguarda poi l’entrata in vigore delle nuove norme sulle intercettazioni, che slitta dal 1 maggio al 1 settembre. Il decreto prevede anche che le nuove disposizioni si applichino ai procedimenti penali iscritti successivamente al 31 agosto. Infine, la parte che stabilisce i limiti all’applicazione del processo da remoto. Le disposizioni, si legge nel decreto, "non si applicano, salvo che le parti vi acconsentano, alle udienze di discussione finale, in pubblica udienza o in camera di consiglio e a quelle nelle quali devono essere esaminati testimoni, parti, consulenti o periti".

Lega in presidio, 74 parlamentari stanotte in Senato e Camera

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Sono 74 i parlamentari della Lega che hanno trascorso la notte nelle aule della Camera e del Senato. Presenti, tra gli altri, Matteo Salvini a Palazzo Madama ed entrambi i capigruppo nei rispettivi emicicli. Domani mattina, informa una nota della Lega, proseguirà la staffetta di deputati e senatori che non ostacoleranno i lavori parlamentari già previsti.

Anzi, fanno notare, sono i deputati della maggioranza che hanno chiesto (e ottenuto nella capigruppo) che oggi l’Aula di Montecitorio non votasse il decreto, rimandato a martedì prossimo, per "esser certi di riuscire a partire entro il 10 maggio". Una "vergogna" e un "affronto" nei confronti di milioni di italiani che un lavoro non ce l’hanno più o, nel migliore dei casi, è sospeso come la vita di tutti in questa emergenza da Covid 19. "Noi resteremo a oltranza nelle aule rispettando le regole e silenziosamente", fanno sapere i rappresentanti della Lega, finché "il governo non darà risposte precise sul fronte della sicurezza sanitaria, della ripresa del lavoro, del ripristino delle libertà, dei diritti e della democrazia nel Paese e nel Parlamento". Al momento però, l’unica certezza è che il "tanto sbandierato decreto aprile è definitivamente sparito dalle agende dell’esecutivo e prima di maggio il governo non approverà alcun provvedimento. Intanto famiglie e imprenditori continuano a soffrire".

Boccia a Regioni: "Possibili scelte differenziate dal 18 maggio"

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"In base al monitoraggio delle prossime settimane ci potranno essere dal 18 maggio scelte differenziate tra le regioni sulle riaperture di attività. Più i contagi andranno giù, più la sanità territoriale sarà in sicurezza, più si potrà riaprire secondo un monitoraggio che discuterete con il ministro Speranza. Definito il monitoraggio si potrà procedere a differenziazioni". Così il ministro per le Autonomie e gli Affari regionali Francesco Boccia, secondo quanto si apprende, si è rivolto alle Regioni in video-conferenza.

"Propongo un metodo perché le ordinanze regionali siano coerenti con il Dpcm", ha detto il ministro. In sostanza, secondo quanto si apprende, se ci saranno ordinanze non coerenti, con allentamento delle misure, il ministro Boccia invierà una lettera indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle. Se questo non dovesse avvenire allora il governo impugnerà l’ordinanza.

Il ministro ha comunque sottolineato di voler evitare impugnazioni auspicando che si possa andare avanti in un clima di collaborazione magari con un confronto preventivo anche sulle ordinanze.

Calabria anticipa Fase 2, governo pensa a diffida

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A quanto apprende l’Adnkronos da fonti di governo, l’esecutivo va verso la diffida dell’ordinanza della Calabria con cui la governatrice, Jole Santelli, anticipa i tempi della fase due e autorizza da domani la riapertura dei locali con tavoli esterni, dei mercati e dà il via libera alla ripresa degli sport individuali. L’ordinanza, riferiscono fonti di primo livello, è stata oggetto di discussione del Cdm che si è concluso da pochi minuti.

La diffida è il passo che precede l’impugnativa. Si tratta, in estrema sintesi, di una lettera con cui si invita il governatore a rimuovere le parti incoerenti dell’ordinanza rispetto al Dpcm varato. Se le modifiche non vengono apportate, il governo può a quel punto decidere di ricorrere al Tar o alla Consulta e impugnarla.

Maturità al via 17 giugno, Azzolina: "Orale varrà 40 punti"

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La data di inizio degli esami di maturità sarà il 17 giugno. Lo ha confermato la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, in una diretta facebook con Skuola.net.

"L’esame rappresenta la conclusione di un percorso - ha detto la ministra -. I crediti prima della pandemia erano 40, il massimo che lo studente avrebbe potuto raggiungere, poi gli altri 60 erano legati a singole prove. Io penso che quel sistema non possa restare ancora così, voglio che venga valorizzato ulteriormente il percorso dello studente. Quindi inverto: 60 saranno i crediti dai quali gli studenti potranno partire, con la valorizzazione massima del percorso di studi, e 40 per la prova orale".

"Questo -ha proseguito- penso che possa essere un giusto riconoscimento all’impegno degli studenti. Un altro aspetto su cui interverremo nei prossimi giorni è la possibilità che l’esame orale parta da un argomento concordato prima con i professori. Non è assolutamente una tesina, ma un modo per valorizzare gli interessi dello studente e il lavoro fatto negli ultimi anni insieme ai professori".

Redazione

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