Angeli Custodes Mundi: la mostra fotografica del collettivo “DonneSenzaVolto”

Vernissage a Taranto sabato 9 marzo. Madrina Isabella Tholozan

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Se fosse possibile cambiare il mondo, undici fotografe farebbero “a modo loro”, come Lucio Dalla quando cantava “Se io fossi un angelo”. Raccontano sogni, visioni e utopie con gli scatti della mostra “Angeli. Custodes Mundi”, che si rifà a una delle canzoni più belle del cantautore bolognese Le artiste del collettivo DonneSenzaVolto, inaugureranno l’esposizione dei loro lavori al Circolo fotografico “Il Castello” di Taranto (via Plinio 85), sabato 9 marzo alle ore 19:00. La mostra rimarrà aperta al pubblico il 10, 16 e 17 marzo (ore 10-12.30/17-20, ingresso libero).

Madrina del vernissage di sabato 9 marzo, al termine del quale è previsto un dj set, sarà Isabella Tholozan, torinese di nascita e genovese d’adozione, fotografa e lettrice della Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche), nonché componente del collettivo Femmine Difformi, impegnato a creare eventi performativi sul tema degli stereotipi femminili, attesa anche domenica 10 marzo (ore 10) per un incontro dedicato ai fotoamatori sul tema della fotografia al femminile.

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La mostra “Angeli. Custodes Mundi”, la dodicesima del collettivo DonneSenzaVolto, raccoglie i lavori delle fotografe tarantine (alcune residenti da anni lontano dal capoluogo ionico) Enza Cartellino, Silvia Cristofaro, Valeria Dimaggio, Francesca Famà, Debora Masciavè, Federica Moscatelli, Adele Moschettini, Federica Petruzzi, Miriam Putignano, Eleonora Ressa e Tiziana Ruggiero. L’ispirazione è giunta, come già accennato, dal testo della canzone di Dalla, musicata da Roberto Costa, che conduce ad una narrazione tutta al femminile sulla voglia e il bisogno delle donne di sovvertire le regole ed essere più incisive sulle sorti del mondo, con la propria sensibilità e interiorità. Insomma, mettere le ali e diventare «custodi del mondo».

Pensandosi angeli come il popolare cantautore, che s’immaginava «alto, biondo, invisibile», e sognava di girare il mondo come uno «zingaro libero», per volare dall’Afghanistan al Sudafrica e manifestare il suo disprezzo per «traffici», «dollari», «fabbriche di missili» e quei «mascalzoni» dei potenti, le fotografe di DonneSenzaVolto hanno deciso di raccontare con reflex e Polaroid, smartphone e mirrorless, il mondo che dovremmo impegnarci a costruire. E sia pure con uno sguardo al femminile, hanno pensato la mostra senza alcun taglio di genere.

DonneSenzaVolto, una storia lunga dodici anni

cms_12054/3.jpgA fin troppe donne non è consentito di esprimere il proprio pensiero. Si tratta di donne “senza volto”, e alle quali altre donne hanno scelto di dare un’identità, attraverso la fotografia, raccontandone passioni, emozioni, sensibilità. Queste donne sono le socie del Circolo Fotografico Il Castello di Taranto, che nel 2007 decidono di dare vita ad un’iniziativa con la quale esprimere la propria creatività con uno sguardo diverso, una differente inquadratura, un’angolazione tutta al femminile.

Il primo passo è una “collettiva” che viene simbolicamente inaugurata l’8 marzo 2008. Titolo della mostra, “Essere uomini: fotografie di donne", organizzata nel centro turistico-ricettivo Al Gambero, dove vengono esposti circa ottanta scatti realizzati da otto socie.

È il preludio al progetto DonneSenzaVolto, che prende l’attuale denominazione in occasione della seconda edizione dell’iniziativa. I significati legati al nome del progetto sono molteplici. Si allude ai volti delle partecipanti, che si aggiungono e mutano continuamente nel corso degli anni. Ma DonneSenzaVolto comunica anche l’idea che, per esprimere un’opinione, un sentimento, un’immagine, non vi sia bisogno di un viso: sono sufficienti cuore, passione ed emozione, sentimenti che, sin dall’inizio, muovono l’iniziativa.

E poi, il nome del progetto rivela chiaramente la necessità di dar voce alle tante donne che ancora oggi non possono esprimere liberamente il proprio pensiero, al contrario di quelle che, in passato, hanno potuto dire la loro con quell’impegno e quel coraggio considerati tra i valori fondativi della Festa dell’8 marzo. Valori con i quali nutrire le nostre figlie ed i nostri figli, i quali ameranno e vivranno con figlie e figli di altre donne.

Roberto Pedron

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