A CIASCUNO IL SUO…BIO

Gli italiani più salutisti e dediti al biologico, anche per l’aumento delle intolleranze. Preludio al divorzio dalla dieta mediterranea?

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L’Italia è arrivata ad un punto di svolta. No, non si sta parlando del referendum costituzionale prossimo a venire, e neanche di qualche ennesima legge sul lavoro o sulle pensioni, nessun timore in quel senso. La svolta del Bel Paese è riferita alla scelta salutista degli italiani, poiché, secondo la Coldiretti, c’è stato un incremento dell’attenzione al benessere, alla forma fisica e alla salute. Ovviamente i dati statistici sottendono altre verità, ben più gravi ed inquietanti, come ad esempio l’incremento della diffusione di intolleranze alimentari come la celiachia, per cui, secondo il Ministero della Salute, dal 2012 al 2013 sono stati diagnosticati 16.000 casi di intolleranza al glutine in più rispetto all’anno precedente. Una cifra irrisoria rispetto alla popolazione dello stivale, eppure numeri significativi per il paese della pizza e della pasta. Avremo generazioni che non potranno gustarsi panzanella e friselle con il pomodoro, a meno che non siano senza glutine? Racconteremo ai nostri figli di come erano buoni i bucatini all’amatriciana oppure i bombolotti alla gricia?

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Non sia mai, per noi che siamo cresciuti al grido di “maccarone m’hai provocato e io te distruggo” sarebbe un’onta intollerabile. E poi esiste un risvolto della medaglia sottaciuto dai media, che riguarda il consumo di alimenti specifici per chi soffre di intolleranze, caratterizzati da un rapido assorbimento ed alti indici glicemici. Tradotto in parole povere, quelle parole che forse andrebbero usate più spesso per far comprendere la portata del problema, un largo consumo di quegli alimenti potrebbe essere responsabile di aumenti di peso e dello sviluppo della sindrome metabolica nonché del diabete. E qui il discorso diventa complesso, dato che bisognerebbe rifarsi ad un’alimentazione equilibrata, sviluppata secondo le esigenze specifiche delle persone interessate. Ed invece, poiché siamo un popolo di allenatori ed amministratori politici fai da te, anche le scelte alimentari non seguono regole precise, ma solamente vaghe indicazioni suggerite da giornali, riviste, talk show. Vale di più un “l’ho visto in televisione” di un “ho consultato un nutrizionista”, l’importante è che ci sia il termine “biologico” da qualche parte, magari anche solo nella pubblicità.

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D’altra parte siamo la nazione dove fino a 50 anni fa quando si stava male si preferiva pregare piuttosto che curarsi, emblematico in tal senso il film di Mario Monicelli “Il medico e lo stregone”, affresco su pellicola di un mondo arcaico votato al miracolo invece che alla scienza. Ma ora per fortuna è stato trovato il nostro agente all’Avana, il responsabile di tutti i malanni e delle disfunzioni alimentari italiche. Si, esso: l’olio di palma. È stata scatenata la santa inquisizione dei salutisti d’assalto. Sono quelle persone che si aggirano tra gli scaffali dei supermercati, armati di lente di ingrandimento per leggere gli ingredienti sulle confezioni dei prodotti, le stesse persone che vogliono i prodotti a “kilometro zero” per scelta etico biologica ma poi parcheggiano sul marciapiede perché per loro: zero kilometri a piedi, cambiando l’ordine degli addendi, il risultato cambia eccome. La nuova frase d’ordine sarà più bio per tutti, non più “mente sana in corpo sano”, ma “cibo bio nel corpo mio”. Quindi si, è vero, l’Italia è a una svolta, peccato che non ci sia nessun conducente alla guida.

Paolo Varese

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