AREZZO. LA CAPPELLA BACCI IN SAN FRANCESCO
Uno dei vanti artistici di Arezzo è rappresentato dal ciclo pittorico di Piero della Francesca (Borgo Sansepolcro 1416/1417 circa -Sansepolcro 1492) nella Cappella Bacci a San Francesco.
La leggenda della vera Croce che il grande biturgense trasse dalla Legenda aurea di Jacopo da Varagine risplende ancor oggi nei suoi colori e nella sua straordinaria luminosità dopo il lungo restauro completato nel 2000.
Parlare della bellezza pittorica di questi affreschi e della meraviglia che si effonde nello spettatore alla loro vista ci porta a ricordare i versi di D’Annunzio nella lirica “Arezzo” (Le città del silenzio, Elettra).
Il poeta, dopo una visita alla città e dopo aver ammirato gli affreschi di Piero scrive:
“Aste in selva, stendardi al vento, elmetti/ di cavalieri, Costantin securo, / Massenzio in fuga, Cosra morituro, /e le chiare fiumane e i cieli schietti!
Come innanzi a un giardin profondo io stetti/ o Pier della Francesca, innanzi al puro/fulgor de’ tuoi pennelli; e il sacro muro/ moveano i fiati dei pugnaci petti.”
Dieci sono le scene su tre registri sovrapposti: si inizia con quella in cui Adamo morente chiede al figlio Seth di procurargli l’olio della salvezza, invocando l’aiuto dell’Arcangelo del Paradiso terrestre, ma a Seth verranno dati solo pochi semi dell’albero della conoscenza del Bene e del Male. Da essi, posti in bocca ad Adamo, germoglierà un ramoscello che diventerà un grande albero. Nel soprastante riquadro lo stesso albero giunto fino al tempo di Salomone, verrà utilizzato per costruire un ponte. Solo la regina di Saba, giunta alla corte del re, avrà l’intuizione che su quel legno Cristo sarebbe stato crocifisso.
Bellissime le scene che illustrano la devozione della regina, il sogno di Costantino prima della battaglia di Ponte Milvio, la vittoria di Costantino su Massenzio, la rivelazione della Vera Croce.
In questo ultimo riquadro lo sfondo è costituito da un paesaggio urbano in cui si può osservare una città, Gerusalemme, le cui caratteristiche possono essere riferite ad Arezzo poiché vi spicca la chiesa di San Francesco dalla rossa facciata.
Il visitatore rimane estatico dinnanzi alla mirabile Annunciazione con l’Angelo che annuncia alla Vergine Maria la morte del figlio sulla Croce. Di fronte a tanta bellezza si ricordino Santa Maria Maddalena del Duomo di Arezzo e la celeberrima Madonna del Parto entrambe di Piero.
I colori ineffabili, il fascino ieratico dei personaggi che sembrano perpetuarsi nei secoli senza perdere nessuna delle caratteristiche che qui possiedono, sono tali da ispirare a Pasolini ne “La religione del mio tempo questi bellissimi versi per l’affresco in cui Piero ritrae Costantino dormiente.
“Ma qui, sul latteo tendaggio sollevato / la cuspide, l’interno disadorno, / non c’è che il colore ottenebrato / del sonno: nella sua cuccetta dorme, / come una bianca gobba di collina / l’imperatore dalla cui quieta forma / di sognante atterrisce la quiete divina ”
Proprio come scriveva Stefano Bottari:
“Nel sogno di Costantino” Piero ha realizzato una delle più folgoranti pitture di tutti i tempi.
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