ANCORA SILENZIO SU SILVIA ROMANO

La volontaria rapita il 20 novembre 2018 è in Somalia con gli al-Shabaab, secondo gli inquirenti; ma troppi punti sono ancora da chiarire

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Era il 20 novembre quando Silvia Romano, volontaria milanese di 24 anni, veniva rapita a Chakama, un villaggio a 80 chilometri da Malindi, in Kenya. Il suo ultimo post del 17 novembre la ritraeva sorridente, alle spalle di una capanna di legno in un villaggio. La cooperante, che si era laureata da poco, lavorava per una organizzazione con sede a Fano, nelle Marche, la Africa Milele Onlus. Silvia è stata rapita da criminali comuni che, nell’inverno scorso, l’hanno ceduta a un’altra banda, probabilmente affiliata agli al-Shabaab – cellula fondamentalista riconosciuta da al-Qaeda, presente nella regione del corno d’Africa, dalla Somalia alle regioni meridionali del Sudan – e portata in Somalia. L’ultima notizia certa risale al 30 settembre 2018, quando fonti di intelligence lasciarono trapelare che la volontaria era viva. Da allora, silenzio. La collaborazione tra le autorità keniane e italiane prosegue, come ha sottolineato la viceministra degli Esteri, Emanuela Del Re, durante una sua recente visita in Kenya.Nino Sergi, fondatore e presidente emerito di Intersos e Policy Advisor di Link 2007, ha nuovamente fatto sentire la sua voce inviando una seconda lettera aperta al generale Luciano Carta, direttore dell’Aise, i servizi di intelligence esterni. "Dodici mesi sono tanti - scrive Sergi -. A chi attende la sua liberazione sembrano interminabili". Sergi prosegue sottolineando di non "aver nessun titolo per parlare a nome di Silvia, ma quanto le scrivo esprime l’inquietudine e le preoccupazioni di molte persone per la sua liberazione e la sua vita: tante voci che fanno da sottofondo a questa nuova lettera aperta". A preoccupare è il “piano d’azione” degli attuali sequestratori, troppo inusuale per gli al-Shabaab: manca la rivendicazione, e soprattutto la richiesta di riscatto che, nel caso della cellula in questione, arriva di solito entro pochi giorni per l’impellente necessità di finanziarsi.

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A complicare ulteriormente le ricerche negli ultimi giorni sono le condizioni meteo, che tra Somalia, Sudan e Kenya sembrano aver provocato lo sfollamento di circa un milione di persone (sarebbero 400mila solo nel paese somalo). Con il terreno in condizioni così precarie, tempi lunghi significano anche crescenti rischi. Intanto, il processo ai tre degli otto membri della banda che ha rapito Silvia - Moses Luwali Chembe, Abdalla Gababa Wario e Ibraiam Adam Omar - è stato nuovamente rinviato, questa volta perchè Adam Omar, in libertà su cauzione e considerato l’uomo più pericoloso dei tre, non si è presentato all’ultima udienza del 14 novembre. I giudici lo hanno dichiarato "formalmente" latitante. il procuratore capo di Malindi, Julie Oseko, ha emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, secondo quanto riportato dal quotidiano keniota Daily Nation. Gli inquirenti italiani, inoltre, stanno valutando l’ipotesi di inviare una rogatoria internazionale alle autorità somale.

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Gli elementi raccolti dal Raggruppamento operativo speciale, coordinato dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco, dopo la trasferta in Kenya dell’agosto scorso, avevano rafforzato la convinzione che la Romano si trovasse in Somalia e dall’analisi dei documenti messi a disposizione dalle autorità keniane la ragazza si troverebbe in una area del Paese dove gravitano milizie locali legate al gruppo terroristico di matrice islamista. Purtroppo ne mancano le evidenze ufficiali, e come abbiamo detto sono tanti i punti ancora da chiarire sulla vicenda. Mercoledì, in occasione dell’anniversario del rapimento, è prevista a Malindi l’udienza di due degli imputati.

Lorenzo Pisicoli

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