AMORE E MILITANZA

Gino Martella in esclusiva per La Pagina della Cultura dell’IWP

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Sono le 23,50 del 29 giugno del 2009, un treno che portava quattordici cisterne di GPL, prima ha deragliato e poi ha cominciato a perdere gas che è entrato nelle abitazioni di Via Ponchielli, vicino alla stazione. Primo, secondo e terzo innesco che scoppiando ha distrutto trentadue vite.

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Il mondo che vorrei la Onlus di Viareggio nasceva 10 anni fa. Quali sono state le ultime vittorie?

cms_22309/a.jpgEsattamente nell’aprile del 2010 i familiari delle vittime della strage ferroviaria di Viareggio, sostenuti dai ferrovieri di Assemblea 29 Giugno, iniziarono la loro battaglia di civiltà che nel tempo è diventata la battaglia di tanti. Non soltanto nelle aule giudiziarie, ma soprattutto nelle scuole, nelle piazze, nei cinema, nei teatri. Il messaggio dell’associazione Il Mondo che Vorrei è potente, ci fa vedere come sia possibile trasformare il dolore in coraggio e la rabbia in determinazione. E non sono parole o racconti in terza persona. Vi assicuro che quando senti parlare Marco Piagentini, che ha perso due figli di 2 e 5 anni e la moglie di 39 ed è rimasto ustionato gravemente su più del 90% del corpo oppure vedi il sorriso di Daniela Rombi che ha perso la figlia di 20 anni, allora qualcosa comincia a cambiare in te. Non so se si può parlare di vittorie. In chiave processuale i familiari hanno dimostrato che si può e si deve lottare contro un “sistema di potere” che schiaccia le “vittime”. I risultati sono importanti, anche se con la Sentenza della Cassazione dell’8 gennaio 2021, come dice Marco Piagentini parafrasando una canzone di Francesco De Gregori “cercavamo giustizia, abbiamo incontrato la legge”.

cms_22309/3.jpg“C’è una cosa che possiamo fare ed è scelta di ognuno di noi, non delegare agli altri”. Che ne pensi?

E’ un grande insegnamento che ho appreso dai familiari di Viareggio. Spesso per poca convinzione oppure per pigrizia siamo portati a delegare tutto, anche questioni di fondamentale importanza, come la sicurezza sul posto di lavoro. Ecco, da alcuni anni anche nel mio lavoro ho iniziato a prestare più attenzione e dare più peso a questi aspetti spesso trascurati. Alla fine se tutti facciamo un piccolo passo avanti, tutto il sistema ne risentirebbe positivamente.

Il 24 e il 25 giugno alle ore 21 ci saranno degli incontri sia in presenza che live social streaming gli argomenti sono Educare alla responsabilità ed Etica, estetica e profitto. Tra queste qual è la più necessaria?

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Non è un caso che abbiamo scelto questi due titoli con questa sequenza. L’educazione alla responsabilità, il senso delle regole è una precondizione. Se i cittadini e quindi i nostri figli, non comprendono il senso delle regole, la nostra società non può funzionare, la giustizia non può funzionare. Questo passaggio è fondamentale nella costruzione di un’etica che traguardi la creazione di valore, la tutela del bene comune e non il profitto. Il guadagno deve essere sociale, che porterà in sé anche un guadagno individuale. Ma non deve essere quest’ultimo a governare le scelte. Per quanto riguarda l’estetica, credo che a salvarci sarà la bellezza. In questi due giorni converseremo su questi temi insieme all’ex magistrato Gherardo Colombo, al pedagogista Daniele Novara, ai giornalisti Ferruccio Sansa, Domenico Iannacone e Sigfrido Ranucci, al giurista Luca Masera, agli economisti del Gruppo Federico Caffè, Enrico D’Elia e Roberto Schiattarella, allo scienziato Luca Mercalli e tanti altri ospiti.

Ingrid Bergman diceva che il cinema è l’arte per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima. Quale di queste tre è più attinente ai docufilm che riguardano la Strage di Viareggio?

cms_22309/2.jpgIl nostro documentario “Il sole sulla pelle” con la regia di Massimo Bondielli è un documentario narrativo che si muove nel tematismo della strage ferroviaria. Racconta la dimensione umana della tragedia. Come ha detto il regista Fredo Valla “ Il sole sulla pelle è un film militante senza i clichè della militanza”.

Questo di Fredo forse è il complimento più bello insieme a quello di Daniela Rombi che alla fine della prima di Viareggio ci disse tutta emozionata “Questo è un film che parla d’amore”. Penso o meglio interpreto con questi due termini di Fredo e Daniela - militanza e amore - il senso profondo alle parole di Bergman.

Gino cosa hai provato quando il Regista Massimo Bondielli ti ha proposto di fare il docu-film sulla strage di Viareggio del 2009?

cms_22309/1.jpgNon ti nascondo che ho avuto paura. All’inizio misurarsi con un fatto del genere è stato difficile. L’idea di Massimo e la successiva realizzazione è stata quella di condividere un sogno e delle relazioni umane.
Nel gennaio 2015 è stato realizzato “Ovunque proteggi”. Abbiamo passato i primi otto mesi con Marco Piagentini e Daniela Rombi che sono i protagonisti del cortometraggio. Li abbiamo ascoltati e abbiamo riportato i loro racconti sul PC. In qualche modo quei ricordi, bisognava farli ripassare dalla mente e dal cuore, ed è stato tosto rileggerli, riordinarli e captare ciò che ci interessava veramente. Non abbiamo voluto fare un reportage, volevamo raccontare le storie di chi è sopravvissuto dopo tanti anni, cosa faceva e come continua a vivere. La domanda che ci siamo posti è come si fa a vivere quando un qualcosa ti distrugge tutto. E’ inimmaginabile che uno possa avere la forza per andare avanti. Loro ce l’hanno fatta ed è sulla loro potenza emotiva che regge la struttura narrativa.

Elisabetta Ruffolo

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