AMBIENTARSI IN ESTATE

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Estate, tempo di vacanze. Puntualmente attese e da due anni a questa parte viste come felicità raggiunta (dopo mesi di incertezze da pandemia). E vacanze è sinonimo di fuga verso un luogo ameno in cui rifugiarsi per recuperare le energie compromesse dallo stress quotidiano.

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Che si tratti di soggiorno al mare, al lago o in montagna, in Italia o all’estero, poco importa. Ciò che conta è ritemprarsi nella bellezza e nella salubrità della Natura che si vuol pensare incontaminata nei luoghi di villeggiatura. Basta però recarsi nella meta tanto agognata per doversi troppo spesso ricredere. Ci si rende conto che non è solamente la temperatura ad aver subito un netto rialzo rispetto agli anni precedenti ma che l’habitat è mutato. E allora si tocca con mano e si percepisce con tutti i sensi che la tanto sospirata vacanza può esporre a rischi notevoli il proprio fisico sempre meno disponibile all’adattamento in paio con l’umore sempre più provato dai rincari dell’estate da catalogo turistico.

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L’ Istat fotografa nell’arco di un solo mese (da giugno a luglio) l’aumento del prezzo dei voli nazionali del 19,7%, villaggi vacanze, campeggi, ostelli della gioventù e simili con un rialzo del 16,9% , voli internazionali rincarati del 10% , pacchetti turistici nazionali più cari del 4,5%, trasporto marittimo +2,9%, pacchetti vacanza internazionali +2,5%, musei, parchi e giardini +1,8%, trasporto ferroviario passeggeri +1,1%.

A fronte del sacrificio economico sempre più elevato c’è il problema dell’habitat vacanziero.

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Il sondaggio dell’Eurobarometro (Speciale 513) pubblicato l’8 luglio mostra che i cittadini europei credono che il cambiamento climatico sia il problema più grave che il mondo deve affrontare. Più di nove intervistati su dieci considerano il cambiamento climatico un problema serio (93%), con quasi otto su dieci (78%) che lo considerano molto grave.

L’Eurobarometro ha sondato 26.669 cittadini appartenenti a diversi gruppi sociodemografici dei 27 Stati membri dell’UE. L’indagine è stata condotta fra il 15 marzo e il 14 aprile 2021 in parte di persona e in parte on line.

Quasi otto europei su dieci (78 %) concordano sul fatto che l’azione a favore del clima si tradurrà in innovazioni che renderanno le imprese europee più competitive. Quasi otto europei su dieci (78 %) concordano sul fatto che promuovere la competenza dell’UE in materia di energie pulite in Paesi extraeuropei possa contribuire a creare nuovi posti di lavoro nell’UE. Sette europei su dieci (70%) ritengono che ridurre le importazioni di combustibili fossili possa avvantaggiare economicamente l’UE.

La maggioranza (64 %) dei cittadini dell’UE sta agendo individualmente a favore del clima attraverso scelte sostenibili nella vita quotidiana. Alla domanda su chi sia responsabile per affrontare i cambiamenti climatici, i cittadini hanno sottolineato l’esigenza di riforme strutturali per accompagnare le azioni individuali, indicando i governi nazionali (63 %), il settore commerciale e industriale (58 %) e l’UE (57 %). Tre quarti degli europei (75 %) ritengono che gli investimenti per la ripresa economica dovrebbero concentrarsi principalmente sulla nuova economia verde.

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Tali impegni sono ora sanciti dalla legge europea sul clima, promulgata formalmente il 30 giugno 2021. Per realizzare tali obiettivi il 14 luglio 2021 la Commissione presenta il pacchetto di iniziative legislative “Pronti per il 55 %”.

Saranno pronti davvero tutti? Nessuno può dirlo ma sicuramente lo sdegno maturato per la pessima politica ambientale dei governi e per la mancanza di una cultura del riciclo e del rispetto per la natura sta cominciando a dare i primi segni anche nei cittadini comuni.

Francesco Leccese

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