ALLA SCOPERTA DELLA CAPPELLA SISTINA (XIV)

Le Lunette - (Parte Terza)

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6. La lunetta di Zorobabele, Abiud ed Eliachim

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Venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1508-1511 circa e fa parte della decorazione delle pareti della Cappella Sistina nei Musei Vaticani a Roma. Venne realizzata nell’ambito dei lavori alla decorazione della volta, commissionata da Giulio II.

Le lunette seguono la genealogia di Cristo del Vangelo di Matteo. Zorobabele, Abiud ed Eliachim sono nella penultima lunetta della parete destra; uno dei tre personaggi, ma non si sa quale, è raffigurato nel gruppo familiare della vela soprastante.

Essa è organizzata con un gruppo di figure su ciascuna metà, intervallato dal tabellone con i nomi dei protagonisti scritto in capitali romane: "ZOROBABEL / ABIVD / ELIACHIM".

Per l’assenza di indicazioni precise e di attributi iconografici è impossibile risalire all’identità dei personaggi. La disposizione delle figure sembra ispirata a una ricerca di corrispondenze simmetriche, in questo caso una donna a sinistra e un uomo a destra, seduti e curvi di profilo ma con la testa ruotata verso lo spettatore, con un bambino in grembo o a fianco.

La donna stringe con un gesto materno e protettivo il fanciullo a sé e indossa una veste chiara, con le gambe coperte da un manto giallo; il bambino è avvolto in un panno rosso stretto da una garza bianca che disegna alcune strisce. Le figure sono state eseguite all’insegna di una rapida concisione, simili a potenti abbozzi se visti da vicino. L’attacco della "giornata" corre lungo la linea della schiena della donna, dimostrando come la sua figura, almeno sommariamente, dovesse essere già programmata, con un disegno generale sull’arriccio.

La cromia di questo gruppo è molto accesa e contrasta con quella più scura del gruppo di destra, in cui si vede un uomo avviluppato in un mantello violaceo, con in testa un ampio berretto verde con fascia gialla, dipinto a secco. Il bambino alle sue ginocchia, rappresentato con pennellate più sommarie per scandire la sua appartenenza al secondo piano, più offuscato rispetto al primo piano, sembra cercare di richiamare l’attenzione dell’uomo, con un’espressione un po’ ansiosa.

7. La lunetta di Giosia, Ieconia e Salatiel

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Venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1508-1511 circa e fa parte della decorazione delle pareti della Cappella Sistina nei Musei Vaticani a Roma. Venne realizzata nell’ambito dei lavori alla decorazione della volta, commissionata da Giulio II.

Le lunette seguono la genealogia di Cristo del Vangelo di Matteo. Giosia, Ieconia e Salatiel sono nella penultima lunetta della parete sinistra; uno dei tre personaggi, ma non si sa quale, è raffigurato nel gruppo familiare della vela soprastante.

Essa è organizzata con un gruppo di figure su ciascuna metà, intervallato dal tabellone con i nomi dei protagonisti scritto in capitali romane: " IOSIAS / IECHONIAS / SALATHIEL".

Iosias, figlio di Amon, è generalmente indicato nell’uomo a destra e Ieconia nel figlio che tiene sulle ginocchia. La lunetta seguente sulla stessa parete, con Ezechia, Manasse e Amon, mostra gli antenati immediatamente precedenti. Il fatto che siano affiancate invece che contrapposte come tutte le altre rompe il ritmo della lettura, enfatizzando probabilmente il periodo dell’esilio babilonese.

Per la prima volta i due gruppi sono uniti da un chiaro rapporto drammatico, affidato all’azione dei due bambini che si slanciano l’uno verso l’altro, protendendo le braccia con gesto impetuoso. Quello in grembo all’uomo ha in mano un oggetto non riconoscibile, che sembra voler dare all’altro fanciullo. Se il padre volge di scatto la testa indietro forse per la sorpresa (come suggerisce la mano sinistra aperta), la madre dall’altro lato sembra voler evitare lo scambio ritraendosi bruscamente, con un’espressione apprensiva e con un gesto protettivo verso il figlio stretto con forza. Essa ha gli accordi cromatici più accesi della scena, con una camicia bianca, una veste rosa allacciata in vita da una fascia verde e un manto giallo sulle gambe; la testa è rischiarata dai colpi di luce che definiscono l’acconciatura con trecce bionde arrotolate. L’uomo invece ha la sola tonalità verde del mantello che copre la sua intera figura, con l’unico dettaglio decorativo del bordo a frange. La sua fisionomia è ben caratterizzata, con una definizione attenta e incisiva che ricorda la ritrattistica romana.

8. La lunetta di Ezechia, Manasse e Amon

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Venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1508-1511 circa e fa parte della decorazione delle pareti della Cappella Sistina nei Musei Vaticani a Roma. Venne realizzata nell’ambito dei lavori alla decorazione della volta, commissionata da Giulio II.

Le lunette seguono la genealogia di Cristo del Vangelo di Matteo. Ezechia, Manasse e Amon sono nella quarta lunetta della parete sinistra a partire dall’altare; uno dei tre personaggi, ma non si sa quale, è raffigurato nel gruppo familiare della vela soprastante.

Essa è organizzata con un gruppo di figure su ciascuna metà, intervallato dal tabellone con i nomi dei protagonisti scritto in capitali romane: " EZECHIAS / MANASSES / AMON".

A destra si vede un uomo reclinato su sé stesso, col volto in ombra sotto un cappuccio violaceo, generalmente riconosciuto come Manasse, assalito dai dubbi per aver favorito, in gioventù, i culti idolatrici e perseguitato i monoteisti di Jahvé.

A sinistra si vede una giovane che culla un bambino in fasce che regge tra le braccia, mentre un secondo si trova nella culla di vimini ai suoi piedi, dolcemente oscillante. La sua spalla abbassata in primo piano movimenta la figura e permette di evidenziare il contatto tra madre e figlio, sia fisico che visivo, tramite il dolce sorriso materno. Essa è di solito identificata con Mesullemet, madre di Amon: Ezechia sarebbe quindi il personaggio nella vela soprastante, ovvero il bambino con la madre e il padre Achaz.

Tra i due protagonisti della lunetta si crea un rapporto di complementarità emotiva: da un lato cupa desolazione, dall’altro la leggiadria, la vitalità e la tenerezza della figura femminile sorridente. Le loro vesti sono intonate su scale diverse, più chiara a destra, più densa e incidentalmente illuminata a sinistra, ma entrambe presentano richiami cromatici reciproci, come nel manto rosso-rosato.

Esistono due studi della madre, con leggere varianti soprattutto nella rotazione del busto, a carboncino nero su carta oggi nella Biblioteca Reale di Torino; sul retro dello stesso è presente uno studio per la Sibilla Libica, che ha una fisionomia molto simile a quella della fanciulla nella lunetta.

9. La lunetta di Ozia, Ioatam e Acaz

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Venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1508-1511 circa e fa parte della decorazione delle pareti della Cappella Sistina nei Musei Vaticani a Roma. Venne realizzata nell’ambito dei lavori alla decorazione della volta, commissionata da Giulio II.

Le lunette seguono la genealogia di Cristo del Vangelo di Matteo. Ozia, Ioatam e Acaz sono nella quarta lunetta della parete destra a partire dall’altare; uno dei tre personaggi, ma non si sa quale, è raffigurato nel gruppo familiare della vela soprastante.

Essa è organizzata con un gruppo di figure su ciascuna metà, intervallato dal tabellone con i nomi dei protagonisti scritto in capitali romane: "OZIAS / IOATHAM / ACHAZ".

I personaggi principali sono composti secondo una studiata simmetria, col volto rivolto verso l’esterno ma il busto girato in maniera frontale.

L’uomo a sinistra è di solito identificato con Ioatham col figlio Acaz. Esso indossa un ampio mantello verde sopra una tunica gialla, con ombre violetto sulla spalla, dello stesso colore della cuffia che tiene in testa, fissata da nastri color porpora. Il suo atteggiamento è rilassato con un braccio abbandonato in grembo, mentre la testa fissa, con le labbra dischiuse, un punto che il fanciullo alle sue spalle gli sta indicando.

La parte destra mostra un gruppo familiare con una donna attorniata da due fanciulli. Essa si sta chiudendo il mantello di un intenso color arancio, che predomina cromaticamente la scena. Il suo capo velato e l’atteggiamento grave rimandano a modelli della statuaria antica. Dei due fanciulli quello in primo piano è caratterizzato da un deciso risalto scultoreo e ricorda i genietti funerari dei sarcofagi romani: una figura molto simile per posa si trova tra gli "ignudi" nello sfondo del Tondo Doni (1506-1508 circa). L’altro fanciullo è in ombra e tratteggiato più sinteticamente, tanto che si è parlato di un "disegno fatto col pennello".

Le figure vennero dipinte con estrema rapidità e senza ripensamenti, escluso quello dietro la donna, trasformato poi in ombra. La stesura fu molto veloce, con pennellate liquide e trasparenti.

10.La lunetta di Asaf, Giosafat e Ioram

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Venne affrescata da Michelangelo Buonarroti nel 1511-1512 circa e fa parte della decorazione delle pareti della Cappella Sistina nei Musei Vaticani a Roma. Venne realizzata nell’ambito dei lavori alla decorazione della volta, commissionata da Giulio II.

Le lunette seguono la genealogia di Cristo del Vangelo di Matteo. Asaf, Giosafat e Joram sono nella terza lunetta della parete sinistra a partire dall’altare; uno dei tre personaggi, ma non si sa quale, è raffigurato nel gruppo familiare della vela soprastante.

Essa è organizzata con un gruppo di figure su ciascuna metà, intervallato dal tabellone con i nomi dei protagonisti scritto in capitali romane: "ASA / IOSAPHAT / IORAM". Nelle lunette della seconda parte la targa ha una forma semplificata, per l’incalzare del papa che voleva una rapida conclusione dei lavori.

Anche il colore di fondo di queste scene è diverso, più chiaro, con figure più grandi e un’esecuzione più rapida e sciolta. L’ingrandirsi delle proporzioni è un accorgimento ottico, studiato per chi procedeva nella cappella dalla porta verso l’altare (come nelle solenni processioni), che amplifica illusionisticamente la grandezza dello spazio.

A sinistra si vede un vecchio emaciato, tradizionalmente indicato con Giosafat, visto di profilo e seduto con un’inconsueta ma molto naturale posizione delle gambe, una distesa e una piegata con il piede che poggia sul sedile, sollevando un ginocchio su cui tiene un foglio o una pergamena dove sta annotando qualcosa con una cannuccia. Indossa un ampio mantello giallo con ombreggiature rosse e verdastre, e calzoni bianchi stretti alle caviglie. I calzari sono rosati, mentre la berretta grigia copre il capo ossuto. Il volto è reso espressivamente, mentre fissa con attenzione il foglio allungando il collo, che mostra così il pomo di Adamo, e con un naso adunco e orecchie grandi.

Sul lato opposto una madre è circondata da tre fanciulli: una che la abbraccia da dietro, spuntandole da sotto il velo, e la bacia su una guancia, uno che cerca il latte al suo seno, e un altro tenuto sottobraccio con un gesto protettivo. Si tratta di una rappresentazione molto simile alle allegorie della Carità. La sua veste gialla, con cangianti ombreggiature arancioni, riprende quella dell’altra figura, sebbene variata con tonalità più ricche e calde.

1^parte: https://www.internationalwebpost.org/contents/ALLA_SCOPERTA_DELLA_CAPPELLA_SISTINA_(XIV)_24135.html#.YcDAi2jMKUk

2^parte: https://www.internationalwebpost.org/contents/ALLA_SCOPERTA_DELLA_CAPPELLA_SISTINA_(XIV)_24206.html#.YcrSpmjMKUk

(Continua)

Grazia De Marco

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