ALLA SCOPERTA DEI BORGHI PIU’ BELLI D’ITALIA

BITETTO: IL BORGO DALLE 60 CHIESE

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Vetétte

U paise maie se chiime Vetétte

ii deverse da l’alde paiésere

addoure de pene, d’auiaii e ciallédde

ii coum a nu giardaine ado

sboccene ruse e faiche reggiaine.

Ce bellézze aqquanne sonene le cambene

e u soule vé a tezzeui a le casere

s’abbrazzene paisene e frastire

pu u cile se veste d’arginde

e tutte candene le grazii de Daii.

Le strede s’arrecordene de le traierne

ca candavene soupe a le chianghe

e le cavarre cu sopraffiite

s’abbeveravene a Santa Maraii

pu scappavene pe le vaii de fure.

Uaghéune e pecceuidde scequete

e redaite ca u timbe ‘nganne

nan ve sité arraganne pe nu piatte

de lendécchii, cusse paiaise

ii tutte nu recheme de Paradaise.

(Dina Ferorelli, 2016 - Testo in dialetto bitettese)

Bitetto

Il mio paese si chiama Bitetto

è diverso dagli altri paesi

profuma di pane di olive e di cialda

sembra un giardino dove

sbocciano rose e fichi regine.

Che bellezza quando suonano le campane

e il sole illumina le case

si abbracciano paesani e forestieri

poi il cielo si veste d’argento

e tutti cantano le grazie di Dio.

Le strade ricordano i canti

dei traini sui ciottoli delle strade

i cavalli ansimanti si abbeveravano

alla fontana di Santa Maria

poi correvano per le vie dei campi.

Giovani e ragazze giocate

e ridete ché il tempo c’inganna

non litigate per un pugno

di lenticchie, questo paese

è tutto un ricamo di Paradiso.

(Dina Ferorelli, 2016)

Bitetto, il borgo dalle 60 chiese

Inoltrarmi per le strade dell’antico borgo bitettese era una delle tante consuetudini e curiosità della mia infanzia, un mondo magico e incantato da scoprire, dove ogni pietra, ogni angolo, ogni stemma nobiliare parlava della storia del luogo.

Mi affascinavano le piazzette, i balconi, le finestre fiorite, gli archi, le edicole. Tra quelle vie i rumori e i profumi della vita di ogni giorno, si associavano ai rumori del lavoro: c’era il calzolaio, il falegname, la sarta, la parrucchiera, il fornaio.

La domenica soprattutto ricordo le passeggiate, le corse, l’allegria. Storie da ascoltare, porte socchiuse, strade parlanti di un centro vivo e sicuro. La sera si animava delle voci dei residenti che avevano l’abitudine, soprattutto nella bella stagione di sedersi sulla soglia di casa a piccoli gruppi e chiacchierare. Tutti si conoscevano, c’era l’abitudine di associare ad ogni famiglia un soprannome e capitava anche che qualcuno ti chiedesse “A ce si fighii? A ce appartine?” Il dialetto bitettese era la lingua che veniva usata da tutti e che confermava il senso di appartenenza al luogo e alla propria comunità.

Ancora oggi mi piace visitare il borgo antico, case ristrutturate e rifiorite, altre abbandonate, un intreccio di stradine lastricate, un profumo di buono e di cordialità. Mancano le botteghe di un tempo, A volte si sente ancora parlare ma non è più quella lingua calda e colorita, il dialetto tipico del posto, ma un italodialetto, quando poi non è albanese, indiano, o altre lingue di gente che oggi ci abita e che ha fissato nel borgo la propria dimora, che cerca di integrarsi, conservando la propria cultura, le tradizioni della cucina, la propria lingua.

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Veduta di Bitetto, "Il regno di Napoli in prospettiva"

Abate Giovan Battista Pacichelli (Roma 1634 -1695), Napoli 1703

Bitetto è un’accogliente cittadina pugliese, situata alle pendici dell’altopiano adriatico delle Murge, 140 m circa sul livello del mare, un centro dal tipico clima mediterraneo, che oggi conta circa 12.000 abitanti. A 15 km da Bari, si adagia nel verde di una folta vegetazione, caratteristica per le sue 60 chiese! Tante ne ha individuate la storica Rosanna Antonacci De Marco, attraverso le sue accurate ricerche confluite nella pubblicazione:Le sessanta chiese di Bitetto”, rivelate dalla toponomastica, dai benefici, dalle carte d’archivio, dai monumenti artistici.

Bitetto è il luogo in cui sono nata, dove lavoro, in cui vivo, per me è un po’ come il centro del mondo.

Cenni storici

Primi insediamenti abitativi vengono fatti risalire a periodi molto antichi, sin dal IV secolo a. C. come testimoniano le strutture tombali e i corredi funerari ritrovati durante gli scavi in varie zone della città.

Il documento ufficiale che testimonia la presenza del borgo bitettese è una pergamena del Codice Diplomatico Barese, del 959 d.C. in cui si legge dell’esistenza di tre cappelle in loco di Bitetto o Vitecte, dedicate rispettivamente a santa Maria, san Michele Arcangelo e san Tommaso, dove due sacerdoti celebravano la messa. Tale documento riporta l’impegno degli abitanti residenti "in loco Vitecte" a pagare un censo annuale all’arcivescovo di Bari, Giovanni II.

Nel corso dei secoli, tante le vicende storiche che l’hanno caratterizzata, soggetta a varie dominazioni, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, assediata e saccheggiata, governata da vari feudatari; nel corso del XI secolo Bitetto fu elevata a Sede Vescovile, da papa Urbano II (bolla Quia nostris temporibus del 1089). Sono stati circa 42 i vescovi fino alla morte dell’ultimo, fra Giacinto Maria Barberio nel 1798. Con la bolla "De Utiliori", del 27 giugno 1818 Pio VII decretò la soppressione della sede vescovile e l’annessione all’arcidiocesi di Bari. Nel 1968 Papa Paolo VI elesse a sede vescovile titolare della Chiesa cattolica; l’attuale Arcivescovo titolare è Sua Eccellenza Leo Boccardi, già nunzio apostolico per l’Iran, dall’11 marzo 2021 nunzio apostolico in Giappone.

L’8 marzo 1999 la Presidenza della Repubblica ha conferito alla città di Bitetto la Medaglia d’Oro al Merito Civile con la seguente motivazione:

“Occupata dalle truppe tedesche all’indomani dell’armistizio, la città si rese protagonista di una coraggiosa e tenace resistenza. Oggetto di una feroce rappresaglia contò numerose vittime, ma la popolazione tutta, dando prova d’indomito coraggio, reagì con fierezza all’invasore costringendolo alla fuga. 9 settembre 1943”.

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9 settembre 2018 - Bitetto

Una cittadina da conoscere, visitare, toccare con mano, fino ad assaporare le sue specialità gastronomiche. Città dell’olio e dell’oliva termite. Incominciamo questo viaggio, per ora virtuale attraverso un percorso che ci auguriamo diventi concreto nel prossimo futuro.

Potremo visitare alcune delle sue chiese, la Cattedrale dedicata a San Michele arcangelo, la Chiesa di Santa Maria la Veterana, il Convento del Beato Giacomo, le chiese della Maddalena, di san Domenico, di san Rocco, la Chiesetta dell’Annunziatella, del Monte di Pietà, di San Giuseppe, ammirare il settecentesco palazzo baronale Noja, il Sedile, antica sede del Comune, la Casa-torre dei Cavalieri di Malta già dei Templari (XIII secolo). Sarà interessante anche visitare il Museo della Devozione e del Lavoro, ubicato presso il convento del Beato Giacomo che documenta scenari della vita domestica, dell’attività del ricamo, della vita dei campi e dei mestieri ormai quasi totalmente scomparsi.

Il borgo antico

Entriamo nel borgo antico, un vero gioiello architettonico, caratterizzato da una pianta circolare, incastonato da antiche torri e da una cinta muraria inglobata oggi nell’abitato ma, facilmente riconoscibile.

Le mura racchiudevano il borgo e permettevano l’accesso mediante tre porte di difesa: Porta Baresana detta anche “Porta Piscina” tuttora esistente, Porta Comunale, detta anche Porta delle beccherie che porta direttamente in piazza Cattedrale, Porta Maddalena così chiamata per via della vicinanza alla chiesa omonima. Le porte erano aperte di giorno, dopo che la campana della cattedrale annunciava il Mattutino, fino alle due di notte.

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Bitetto - Porta Baresana, detta anche porta Piscina

La Cattedrale di San Michele Arcangelo

Attraversiamo Porta Piscina, l’ingresso nord-orientale del Borgo; dalla piazzetta ci inoltriamo per Via XXIV Maggio che conduce in Piazza Giovanni Paolo II (Piazza del Popolo). Ci appare in tutto il suo splendore la Cattedrale di San Michele Arcangelo, pregevole esempio di stile romanico pugliese. L’epigrafe sul portale rivela che la facciata fu edificata nel 1335 da Mastro Lillo da Barletta su commissione del vescovo Bonocore, che volle ricostruire il tempio della città nel luogo dove sorgeva una cattedrale più antica, sin dall’XI secolo come riportato da Michele Garruba (1785-1854), in una bolla del 1089 a firma di Papa Urbano II. La precedente bolla del 1025 di papa Giovanni XIX non cita la diocesi di Bitetto, quindi la data di erezione deve essere compresa tra questi due periodi. Il primo vescovo noto è Raus (Paolo Raho di Napoli), menzionato nel 1179 come partecipante al Concilio Lateranense III.

Ammiriamo in tutta la sua bellezza la facciata principale volta a occidente, il magnifico rosone, il portale maggiore con ai lati due maestosi leoni che reggono colonne dai capitelli a motivi vegetali e una lunetta con bassorilievi che raffigurano scene della vita Cristologica. Gli stipiti esterni presentano scene del Nuovo Testamento. A sinistra s’innalza il campanile in stile barocco risalente al 1764, di un’altezza complessiva di 43 metri.

All’interno, riportato alla sua struttura originale, convivono un corpo centrale a croce latina d’epoca romanica e le cappelle laterali settecentesche che corrono lungo il perimetro dell’edificio.

Di particolare interesse artistico la pregevole statua in argento di san Michele Arcangelo, realizzata a Napoli da Andrea De Blasio (1717).Sull’altare maggiore in marmi policromi, posizionato nell’ampio coro è possibile ammirare la seicentesca tela dipinta dal pittore Carlo Rosa che raffigura la Vergine Assunta e l’Arcangelo Gabriele. Una bellissima tela ottocentesca raffigurante l’ultima cena si trova invece nell’altare centrale della settecentesca cappella del Santissimo Sacramento.

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Cattedrale di Bitetto (1335 - Mastro Lillo da Barletta)

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Cattedrale di Bitetto -Altare Maggiore (1335, Mastro Lillo da Barletta)

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Statua in argento raffigurante San Michele Arcangelo Opera di Andrea De Blasio (1717)

Non è possibile resistere a tanta bellezza! Solo un piccolo assaggio.

Tra le antiche mura, potrete assaporare piatti tipici della nostra cucina tradizionale e gustose prelibatezze per amanti della buona tavola ma, non vi anticipo nulla. L’invito è quello di venire sul posto e degustare le nostre specialità. Vi aspettiamo in qualunque periodo dell’anno… da non perdere però, la prossima sagra dell’oliva da mensa Termite di Bitetto, a fine settembre 2021.

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ArcheoLabA, sagra dell’oliva da mensa Termite di Bitetto, ottobre 2019

E per salutarci, il testo poetico che Giovanni Palumbo noto cittadino bitettese, uomo politico, sindaco, storico, scrittore, ha voluto dedicare al suo caro e amato paese:

Vecchio paese mio,
Dormi,

vecchio paese mio,
il sonno antico

come le tue torri,
profondo

come il silenzio
che scava

dentro di te.
S’adagia la sera

sui selci flessuosi
delle tue strade

fatte di nastro
di seta nera

e tinge di inchiostro
il labirinto

delle tue case

bianche,
scortecciate e stanche.
Fluttua nell’aria,

intanto,
la morbida stria

degli astri

d’amianto,
mentre tu dormi,
vecchio paese mio
.

Giovanni Palumbo (Bitetto, 1926 – 12 ottobre 2011), Schegge di poesia, 1966

Dina Ferorelli

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