AFGHANISTAN: I MUJAHEDDIN E LA RESISTENZA AI TALEBANI
L’erede di Massoud, il leone del Panshir, lancia un appello a unirsi alla lotta per la libertà
Le sventagliate di Kalashnikov non sono di certo un rumore sconosciuto alle città afghane, eppure l’inaspettata presa di Kabul da parte dei talebani impone una realtà diversa da quella che anni di presenza straniera sul territorio avrebbe potuto far auspicare. Il terrore per l’avanzata talebana si legge sui volti delle donne, che tornano a nascondersi dietro i burqa per anni abbandonati negli armadi, per evitare le violente sanzioni previste dalla Sharia. I dispacci delle organizzazioni per la difesa dei diritti umani nelle città cadute sotto controllo talebano spaventano; si moltiplicano gli episodi di violenza per le strade e di ritorsioni ai danni delle attiviste per i diritti delle donne, così come le storie di donne emancipate che optano per la fuga piuttosto che tornare indietro a 40 anni fa. È l’incertezza a regnare a Kabul, nonostante i talebani abbiano esortato la popolazione a non fuggire, rassicurando circa la natura delle proprie intenzioni tutt’altro che violente. Eppure a temere le conseguenze dell’instaurazione di un califfato islamico è la gran parte della popolazione. Come 25 anni fa, all’epoca del movimento degli studenti coranici, la regione del Panshir nel Nord Est del paese, rappresenta l’ultimo bastione a resistere all’avanzata.
Nel Panshir sono confluite molte truppe dell’esercito regolare arresesi ai talebani e alcuni rappresentanti delle vecchie autorità, tra cui il primo vicepresidente, Amrullah Saleh; ma come confermato dal capo del Dipartimento di economia, Abdul Rahman, al momento la sicurezza della provincia verte per il 95% sulle milizie locali. La resistenza del Panshir rappresenta una speranza per quella fetta di paese che auspica un futuro democratico, incarnando lo spirito eroico e patriottico dello stratega Ahmad Shah Massoud, ribattezzato “leone del Panshir”, che seppe sfruttare le caratteristiche orografiche della provincia per renderla una fortezza impenetrabile e preservarla dall’occupazione degli studenti coranici nel 1996; così come anni prima riuscì a preservarla dall’invasione sovietica.
Oggi il figlio, Ahmad Massud, lancia un appello a supportare nella lotta e nello spirito l’Afghanistan libero: “Ho ereditato da mio padre, l’eroe nazionale e comandante Massud, la sua lotta per la libertà degli afghani. Questa lotta è ora mia, per sempre”. “A voi, afghani di tutte le regioni e tribù, e vi invito a unirvi a noi.” – prosegue Massud nel suo appello - “ Mi rivolgo a voi, afghani al di là delle nostre frontiere che avete l’Afghanistan nel cuore per dirvi che avete dei compatrioti qui nel Panshir, dove mi trovo di nuovo, che non hanno perso la speranza. Mi rivolgo a tutti voi, in Francia, in Europa, in America, nel mondo arabo, o altrove, che ci avete aiutato tanto nella nostra lotta per la libertà, contro i sovietici in passato, contro i talebani venti anni fa: ci aiuterete ancora?”
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