AFGHANISTAN: COLLOQUI GOVERNO-TALEBANI

Si svolgeranno ad aprile a Istanbul

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La Turchia prevede di ospitare ad aprile a Istanbul colloqui di pace sull’Afghanistan. Lo ha annunciato in una conferenza stampa il ministro degli Esteri di Ankara, Mevlut Cavusoglu.
"Stiamo discutendo della data esatta e del contenuto" del vertice, che dovrebbe riunire rappresentanti del governo di Kabul e dei talebani sotto gli auspici degli Stati Uniti, ha spiegato il ministro turco, precisando che questi colloqui "non saranno un’alternativa al processo in corso in Qatar, ma lo sosterranno" nel tentativo di "ottenere risultati concreti".

Un nuovo, gigantesco successo si prospetta quindi per i talebani, che hanno sulla coscienza migliaia di vite innocenti, ma, sulla base di semplici promesse, stanno rapidamente ottenendo una vergognosa legittimazione politica, che gli permetterà di mantenere una costante influenza sul territorio e la legislazione afghani, invece di subire la sconfitta che tutti auspicavano per loro, e che avrebbe posto forse fine ad un incubo durato decenni per gli abitanti del luogo.

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Invece, da quando gli Stati Uniti hanno deciso di non voler più impiegare risorse militari nel combattere i talebani, essi si sono improvvisamente ritrovati in un’inedita posizione di forza contrattuale. Non ci è dato sapere cosa il nuovo Presidente Joe Biden avrebbe fatto se avesse avuto il potere prima, ma non gli è certo possibile stracciare accordi e decisioni già presi da Trump sul piano internazionale, in quanto mosse di questo tipo andrebbero a minare la credibilità degli USA e, soprattutto, a destabilizzare gli equilibri delicatissimi in gioco. Recentemente, il nuovo segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha però fatto il possibile, posticipando a data da destinarsi il ritiro delle truppe a stelle e strisce, che era previsto per il 1° maggio. Secondo Blinken, non ci saranno le condizioni per detto ritiro prima che i trattati di pace non vengano revisionati. A differenza del suo predecessore, infatti, il Segretario di Stato dell’amministrazione Biden diffida delle parole dei talebani, e teme che, senza le truppe USA, essi possano rilanciare una serie di decisi attacchi, trovando la strada spianata.

cms_21252/foto_2.jpgFatto sta che la clamorosa decisione presa da Donald Trump ha lasciato campo libero alla Turchia, non certo restia a trattare con i terroristi, la quale, per l’appunto, ospiterà il nuovo vertice dove si tenterà un nuovo passo verso un trattato di pace, magari con notevoli vantaggi per il governo di Ankara. L’obiettivo è, nella più rosea delle ipotesi, un accordo per un governo ad interim che preveda una rappresentanza (piuttosto nutrita) di talebani al suo interno e una Costituzione “rivista”. Va da sé che i talebani non diventeranno moderati da un giorno all’altro, e, per accettare un accordo di questo genere, pretenderanno che lo stato afghano divenga qualcosa di molto vicino ad una teocrazia. Le proposte dei mediatori sarebbero di una Costituzione che preveda elezioni dopo la creazione di un “governo transitorio di pace” e garanzie per i diritti delle donne, delle minoranze, protezione per la stampa libera, e la creazione di un Alto consiglio per la giurisprudenza islamica con sette componenti scelti dal governo, altrettanti dai Talebani e un quindicesimo dal presidente. È evidente, però, che si tratti semplicemente di un’utopia: tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e trattare con i terroristi è l’equivalente di chiedere al Diavolo di rispettare le promesse.

Giulio Negri

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