AFGANISTAN...NIENTE PIÙ DONNE PER LE ONG

Il regime costringe a un pesante passo indietro

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L’anno del Signore 2022 sta per giungere al termine, ma per l’Afghanistan potrebbe non essere l’anno “delle signore”. Brutale attacco alla libertà e al progresso da parte del regime: le donne non potranno più fare parte delle Organizzazioni Non Governative. La causa ufficiale, secondo quanto annunciato dal ministero dell’Economia locale, sarebbe una sequela di “gravi lamentele” riguardo il fatto che non hanno seguito un codice di vestiario opportuno. "Ci sono state gravi lamentele sul mancato rispetto dell’hijab islamico e di altre norme e regolamenti relativi al lavoro delle donne nelle organizzazioni nazionali e internazionali" spiega l’ente, tra l’altro unico addetto responsabile dell’approvazione dei nulla osta alle ONG che operano in Afghanistan. Dopo questa inaspettata decisione, arrivata pare anche per “inosservanza delle direttiva”, le licenze alle organizzazioni saranno incontrovertibilmente revocate.

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Il tempismo, inoltre, la dice lunga sulla direzione che sta prendendo Kabul: soltanto cinque giorni fa era stato annunciato che alle donne sarebbe stato interdetto frequentare le università, pubbliche o private che fossero, a tempo indeterminato. La causa, non c’è da fare un grande sforzo immaginifico, è la medesima della opinabile scelta odierna. L’hijab si sta trasformando in una soffocante catena, altro che simbolo religioso e di cultura. Iran docet. Ma il danno più grande è dato da chi governa, ormai dall’agosto 2021. I talebani hanno deciso, dando il bentornato al Medioevo, di vietare via via più ruoli alle donne del loro Paese. Purtroppo, alla fine, vecchio adagio insegna, sono le azioni che qualificano le persone e non le parole: non va dimenticato che, al tempo della loro nuova ascesa al potere, i talebani avevano rassicurato che le donne avrebbero avuto pari peso sociopolitico degli uomini. E invece si è deciso di seguire la sharia, ovvero il consunto di principi morali e sociali dell’Islam, passibile spesso e volentieri di interpretazione radicale.

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Allora, alle porte del 2023, urge una riflessione molte volte taciuta: non sarà la religione islamica il vero problema? Come in un approccio cognitivista bottom up è utile allargare la lente di analisi, ma senza scadere in attacchi gratuiti di stampo religioso. Però è anche vero che i tempi in cui era il Cristianesimo ad imporre sacrifici e guerre sono andati da moltissimo tempo, e se ora è l’Islam che fa compiere attentati e massacri… bisognerebbe soffermarsi su questo. La religione dovrebbe essere motivo per avere fede in un qualcosa di superiore, speranza per il futuro e anche ciò a cui aggrapparsi nei momenti più bui. Dovrebbe essere anche una cultura diversa a cui guardare, con le proprie credenze e il proprio modo di intendere determinati aspetti della vita. Non una macchina che va in retromarcia verso il passato con l’acceleratore premuto. Altrimenti le vite spezzate non faranno che aumentare, irrimediabilmente.

Francesco Bulzis

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