ADDIO, “JAMES BOND”!
Sean Connery è morto dopo una vita al servizio di Sua Maestà la Regina, ma da fervido nazionalista scozzese
“Il mio nome è Bond, James Bond”. Una delle frasi più celebri della storia del cinema perde il suo primo e più famoso interprete: a Nassau, capitale delle Bahamas, si è spento Sean Connery. Nato a Edimburgo il 25 agosto 1930, è stato un attore e produttore cinematografico. La sua straordinaria carriera è riassumibile, per quel che è possibile, nei più importanti premi vinti: un Premio Oscar al miglior attore non protagonista (1988), tre Golden Globe (tra cui l’Henrietta Award e quello alla carriera) e due Premi BAFTA. Ma ciò che l’ha consegnato alla fama eterna, cosa ben rara per un attore in vita, è la sua interpretazione di James Bond: ne è stato il primo interprete sul grande schermo, diventando l’incarnazione del personaggio nato dalla penna di Ian Fleming. Le sue gesta come Agente 007 sono riconosciute all’unanimità come le sue migliori in assoluto, superando le apparizioni dovute alle collaborazioni con Alfred Hitchcock e Sidney Lumet. Tra i film che, tuttavia, non possono non essere citati è doveroso riportare: “Caccia a Ottobre Rosso”, “Highlander”, “Scoprendo Forrester” e “Gli intoccabili”. Di tutta la cinematografia di Sir Thomas Sean Connery i primi tre, probabilmente, sono quelli entrati senza sforzo alcuno nella cultura generale, divenendo in breve tempo delle pietre miliari per i rispettivi generi filmici e fungendo da modello di ispirazione per tutti gli altri venuti dopo.
Il quarto, invece, è nell’elenco dei capolavori perché gli è valso l’Oscar e uno dei Golden Globe, entrambi come miglior attore non protagonista. Infine, last but no least, “Il nome della rosa”: la trasposizione in pellicola del capolavoro di Umberto Eco vede una delle sue migliori interpretazioni di uno dei personaggi più complessi mai creati, quale Guglielmo da Baskerville. Chiude la sua carriera nel 2003.Il suo nome è uno di quei nomi che, durante il secolo scorso, ha contribuito ad accrescere in popolarità e importanza nella cultura pop il nome della Gran Bretagna. Tuttavia Connery ha sempre professato il suo orgoglio scozzese e il profondo amore per la sua terra, specialmente quando si trovava all’estero. Tra le uscite che hanno destato scalpore (ma quale celebrità, soprattutto di un certo calibro, non ne ha fatte) è da annoverare il suo supporto alla campagna per l’indipendenza della Scozia al referendum del 2014 e al Partito Nazionale Scozzese: supporto manifestato sia dal punto di vista finanziario che attraverso apparizioni pubbliche. Impossibile dimenticare le sue uscite in kilt, il classico indumento scozzese, e il suo tatuaggio sul braccio destro. Ma ciò che fa di lui un grande, da questo punto di vista, è il non aver mai fatto notare la scritta “Scotland Forever” sul set. Una vita al servizio della Regina Elisabetta, ma con il suo intramontabile animo scozzese. Sean Connery, tuttavia, non è stato solo i personaggi da lui interpretati.
È stato una figura a trecentosessanta gradi, apprezzato da tutti, come dimostrano le cinque onorificenze conferitegli: Commendatore dell’Ordine delle Arti e della Letteratura (Francia, 1987), Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore (Francia, 1991), Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico (1999), Knight Bachelor (2002) e Grand’Ufficiale dell’Ordine di Manuel Amador Guerrero (Panama, 2003). Ha lasciato un segno anche nello sport: è stato grande tifoso dei Rangers (una delle due maggiori squadre della Scozia, insieme ai Celtic Glasgow), di cui ha ricoperto anche la carica di vicepresidente. Era anche un appassionato di tennis: non era strano trovarlo nelle tribune dei maggiori eventi dei circuiti. Insomma, Sean Connery ha toccato tutto e tutti. E infatti i tributi non si contano più. Ma forse nessuna frase sarà mai all’altezza. Buon viaggio, Sean.
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