2017 "ANNUS HORRIBILIS" PER L’EUROPA SENZA TUTELA

TUTTI I NODI AL PETTINE MENTRE L’AMERICA SI RIBELLA

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Spentasi l’eco del tintinnio dei calici levati ad onor del 2017 che si sperava scoppiettante al pari dei fuochi pirotecnici di buon augurio, siamo al bilancio di previsione. “Annus horribilis”, destinato – pare – a far venire “tutti i nodi al pettine”. L’avvento di Trump ha arrecato non pochi sconvolgimenti. All’interno come all’esterno. La relativa e sicuramente utilitaristica contrapposizione ai già precari assetti intercontinentali, metterà l’estero dinanzi al dover proiettarsi verso orizzonti di inediti equilibri.

Un Trump che non ha perso smalto rispetto alla campagna elettorale, ha già messo in atto risonanti misure tendenti al “protezionismo”. Non solo non tenendo conto di quel contributo alla ricchezza dell’America dato dagli 11 milioni di stranieri, fra cui la maggioranza ispanica, d’ora in poi tenuta a bada con i 3000 kilometri di muro che, già finanziato da Clinton, si sta erigendo al confine con il Messico cui sarà imposta la contribuzione al costo di 11 miliardi di dollari, con una tassazione sui traffici commerciali import –export; ma, soprattutto, chiudendo le frontiere USA ai migranti provenienti dai paesi islamici. Si farà dunque a meno del grosso apporto al poderoso complesso della City-com Valley perché, secondo quanto ricordato dal fondatore di facebook Mark Zuckerberg, esso viene proprio dagli scienziati mediorientali, non indenni all’espulsione. Sette i paesi soggetti alla restrizione, tutti a maggioranza islamica: Siria,Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan e Yemen.

L’“ordine esecutivo” rientrante in un potere speciale riconosciuto al Presidente americano in particolari casi “urgenti”, è stato emanato per “scongiurare un pericolo di caos come in Europa rafforzando la sicurezza dell’America”. Durissima la risposta dell’opposizione che ha parlato di “bando antislamico”.

Per l’ONU trattasi di “barbarie e inciviltà mentre l’America è terra di accoglienza”. Per Barack Obama c’è il “pericolo di perdita dei valori americani”. Entrambi sono dimentichi delle tante espulsioni operate da Obama in base al suo piano di blocco del transito dagli “stati canaglia”. Ancora Wall Street dice di “voler continuare ad essere aperta”. Pareri discordanti arrivano dalla diplomazia, in predicato di rischiare il posto, e da alte cariche del Congresso per cui mancherebbe confronto. Diversi gli esponenti della magistratura che hanno riscontrato l’inapplicabilità del provvedimento motivato dal pericolo perché incostituzionale. Primo fra tutti il giudice federale di New York, Ann Donnelly. A loro supporto anche una legge del 1965 sui diritti civili che, per tempi di normalità, sancisce il libero transito dei popoli senza preclusione delle libertà fra cui quella di culto. Tantissime le manifestazioni inscenate davanti ai maggiori scali internazionali. New York, Newark in New Jersey, Denver in Colorado, O’Hare a Cicago, come pure gli aeroporti di San Francisco, Los Angeles, Seattle, San Diego, Portland e Dallas, sono stati presi d’assalto, mentre circa 200 persone, colpite dall’ordine esecutivo in volo, erano trattenute all’interno.

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Ma, se la stessa America non si lascia smuovere, nella sua convinzione di agire nel giusto, non sono poche le critiche dall’estero. L’Iran ha ritenuto “disumana e illegale” la misura adottata nei confronti del suo popolo. “Noi non discriminiamo” è la voce comune levitazione dell’Unione Europea, pur costretta ad affrontare in casa il problema dell’Ungheria che si appresta ad erigere 175 kilometri di muro contro i flussi migratori dalla Siria. Altrettanto, il neo Presidente non mette in conto se una parte dell’Inghilterra è contraria alla sua visita e considera “oltraggioso e immorale” il tappeto rosso con cui si preparano ad accoglierlo la Regina e la premier May. C’è una parte d’Inghilterra che lo appoggia e lui, da uomo pratico, non permette all’emotività d’interferire più di tanto con l’utilità che intende conseguire. L’ha ben dimostrato quando ha evitato, certamente non a caso, ogni disaccordo durante la visita della premier inglese che non ha inteso mettere in imbarazzo con un argomento come l’eventuale adozione investigativa di “interrogatori potenziati”.

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Piuttosto, guardando ben oltre tutte le critiche, Trump si è proiettato laddove vertono i suoi maggiori interessi, essendosi già rivolto a Putin e prospettandogli quel “disgelo” spettacolare che, ponendo in campo l’affiancarsi in una comune lotta al terrorismo, darà alla Russia il riscatto dalle sanzioni imposte dell’amministrazione Obama. Nel contempo, si è affrettato a programmare contatti con Giappone e Corea del Sud per il comune interesse di contenere la minaccia della costruzione di un missile con valenza intercontinentale, nel piano di incremento nucleare della Corea del Nord che, a tal fine, ha riattivato il reattore “Pjong Jong” per la produzione del plutonio.

In definitiva, pur non essendoci stato il paventato retrocedere dai rapporti NATO, l’unica distanza che il Presidente USA sembra volere è quella, netta, riguardo al conformismo dell’Unione Europea. Si è detto apertamente a favore della Brexit e presta attenzione ai nazionalismi crescenti in seno alle tendenze populiste che si avviano alle prossime competizioni elettorali. In tutto questo si ravvisa la debolezza con cui l’Europa si ritrova a fare i conti mentre, nel vedersi per la prima volta abbandonata dall’America, le si concretizza il timore di un 2017 “horribilis” che va già dipanandosi.

Rosa Cavallo

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