12 ANNI SCHIAVO

9 statuette da conquistare

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Nell’America pre-1865, data spartiacque per il riconoscimento dei diritti civili dei neri e, quindi, per l’approvazione del 13° emendamento della Costituzione inerente l’abolizione della schiavitù, Solomon Northup trascorre 12 anni d’inferno. Nato uomo libero e divenuto un rispettabile violinista di colore nella contea di Saratoga, Solomon viene rapito con l’inganno. Spogliato di ogni documento e, senza una ragione precisa, imputabile semmai solo agli odi razziali, è ridotto in schiavitù nelle piantagioni di cotone della Louisiana. Il suo reale ma inimmaginabile calvario, tra umilianti violenze e continue ingiustizie, è riversato interamente nel libro autobiografico 12 anni schiavo, pubblicato nel 1853, e solo adesso (finalmente!) tradotto nell’omonimo film dal regista inglese (e di colore!) Steve McQueen.

cms_432/12-anni-Schiavo-2.jpgLa pellicola, senza mai cadere in inutili commiserazioni, mostra la crudeltà e l’inumanità degli schiavisti e dei mercanti di schiavi attraverso tre figure che, ognuna a modo suo, rappresentano tre facce della stessa (vergognosa!) medaglia: i vari padroni di Solomon (interpretati dai perfetti Paul Giamatti, Micheal Fassbender e Benedict Cumberbatch) coprono i loro crimini dietro opportunistiche interpretazioni delle Sacre Scritture, squallidi concetti di possesso e presunte leggi di superiorità. Ma la forza visiva e la potenza emotiva di 12 anni schiavo è basata soprattutto sulla recitazione controllata, e mai esagerata, di Chiwetel Ejoifor, giustamente candidato alla statuetta di Miglior attore protagonista. Mai del tutto piegato dalle frustate sulla schiena e sempre attento a conservare la propria dignità umana, Ejoifor/Solomon assurge a esempio esplicativo di quella che è stata la condizione degli schiavi nel Nuovo Mondo.Due ruoli di contorno ma determinanti, nel bene e nel male, per le sorti del protagonista, sono ricoperti da Brad Pitt e Sarah Paulson. Il regista Steve McQuenn, che non si risparmia nel mostrare i solchi delle schiene flagellate, simbolo di ferite non ancora rimarginate nella modernissima e democratica America, ottiene un risultato complessivo più che convincente, conquistando ben 9 nomination nelle categorie principali dei prossimi premi Oscar e prenotandosi, sicuramente, più di un posto tra i vincitori nella notte del 2 marzo.

Giovanni Boccuzzi

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