“QUINTO POTERE”: IL TURISMO IN ITALIA

Il valore del turismo russo, fermato dalle sanzioni a seguito della crisi ucraina

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Partiamo dalle basi, che in questo caso già danno un’idea molto concreta degli effetti di una decisione a suo modo storica. Definizione di turismo, così come data dall’Organizzazione Mondiale del Turismo: “per turismo si intende uno spostamento la cui durata va da quella minima di un giorno a quella massima di un anno in una residenza diversa da quella di domicilio per motivi di svago o sport, a seconda delle disponibilità economiche del soggetto che intraprende tale attività”. La decisione storica: a seguito della Guerra russo-ucraina è stato posto uno stop agli ingressi nel nostro Paese da parte degli oligarchi dell’ex URSS. Questo, unito all’ultimo assioma della regoletta di cui sopra, fa sorgere una domanda: e adesso? Prima di rispondere, un piccolo excursus, visto che potrà sembrare strano pensare che uno dei maggiori contribuenti del turismo italiano sia proprio la Russia. Ma non si parla di un qualcosa che nasce oggi o nel passato recente, ma dovremo scomodare gli anni ’80: da lì agli inizi del decennio seguente il numero di amanti dello Stivale si è quadruplicato.

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Eppure, l’allora Unione Sovietica ne ha passate di difficili: la Perestoyka di Gorbaciov, una crisi economica e il cambio sfavorevole del rublo; ciò nonostante si viaggiava, al tal punto che nel marzo 1995 l’Ente Nazionale del Tuismo decise di aprire un suo ufficio direttamente a Mosca con lo scopo di indirizzare il flusso turistico russo verso l’Italia. Obbiettivo centrato. Il turismo della nazione che unisce Europa e Asia è fatto da spese pressocché folli, tra oligarchi, magnati ma anche persone con uno stile di vista di rilievo. Un’indagine del 2014, condotta dalla Banca d’Italia sul turismo internazionale nostrano, aiuta a trasformare l’aleatorietà in realtà più tangibile: nell’anno precedente il sondaggio è venuto fuori che la capacità di spesa dei russi è stata superiore del 65% rispetto a qualunque altro viaggiatore straniero che soggiorni nel Belpaese. Tra Roma, Milano, Firenze, Venezia e chi più ne ha più ne metta, l’Italia si fonda moltissimo sul turismo; un vero e proprio “quinto potere”, si può affermare senza timore di essere smentiti.

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Il flusso di persone, e soprattutto di denaro, subisce un netto rallentamento: fino a nuovo ordine gli aerei sovietici hanno lo scalo in Italia interdetto. Un altro po’ di numeri, che solitamente fotografano meglio di tutti il passato, ma in questo caso forniscono uno spunto di previsioni abbastanza importante: dal 2009 al 2014 i pernottamenti di gente russa sono lievitati da 3.6 milioni a circa 8, con la spesa che è saltata da 623 milioni a 1.328 miliardi. Entrate da “cinque stelle” per un Paese che offre un soggiorno da cinque stelle, dal cosiddetto deluxe alla formula “tutto incluso”. Arte, ambiente, moda, lifestyle, cibo e vini… offerte di qualità, insomma. “E adesso?”, dicevamo. Si rinuncia a un fattore di crescita del turismo italiano che si mantiene costante sul 3% da dieci anni a questa parte. E soprattutto uno dei nostri settori più importanti si trova davanti un’altra sfida improba, dopo l’indebolimento causato dalla pandemia.

Francesco Bulzis

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