VEZZI VIZI E VIRTU’ - LA STORIA RACCONTATA DAI VENTAGLI

I VENTAGLI IN MADREPERLA COLORATA

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Durante alcune esposizioni della mia collezione mi è spesso accaduto che qualche visitatore sia rimasto colpito dai ventagli brisé in madreperla colorata, e che mi abbia chiesto quali tecniche venissero usate per la tintura, ritenendo questa particolarità abbastanza inusuale. Colgo quindi l’occasione per dare alcune informazioni sull’argomento, rese ancora più esaurienti grazie ad un interessantissimo articolo pubblicato sul FANA Forum del Giugno 2007, al quale hanno collaborato con le loro ricerche numerosi membri, quali Pierre Henri Biger, M.me Céline Louvet del Museo della Madreperla vicino a Parigi, e Mr. Chuck Erikson. I procedimenti per la colorazione artificiale della madreperla sono sempre stati ritenuti qualcosa di abbastanza misterioso, in quanto coloro che li praticavano, e comunque che li sperimentavano e li utilizzavano,avevano tutto l’interesse a che tali tecniche rimanessero coperte dal segreto professionale. La colorazione avveniva comunque dopo che l’oggetto era stato modellato, ma prima di qualsiasi ipotetica incisione o altro ornamento, e della rifinitura. Tutto quello che sappiamo, comunque, è che venivano utilizzati pigmenti di colore e prodotti corrosivi ( mordenti ), come l’ammoniaca. Esistevano procedimenti “a caldo” e “a freddo”. Il primo era effettuato usando il “bagno maria”, con una doppia bollitura, mentre per il secondo venivano usate larghe giare di terracotta.

I tempi di immersione maggiori o minori dipendevano dall’intensità di colore che si voleva ottenere. Per i colori chiari, era necessario innanzi tutto decolorare la madreperla con perossido di idrogeno, cioè acqua ossigenata, esattamente come per schiarirsi i capelli !!!

I produttori di ventagli hanno anche utilizzato madreperla bianca, che ha dei piacevoli riflessi argentei, derivanti dal fiele della conchiglia, come nella splendida montatura del ventaglio di matrimonio di Luigi XVI°, ageminato con argento cesellato. Tuttavia nessun tipo di madreperla ha mai avuto tanto successo come la madreperla d’Oriente, chiamata anche “Goldfish”, che portò ad una rivalutazione del mercato dei ventagli di lusso.

Nel saggio “Histoire des Eventails chex tous les Peuples et à toutes les Epoques” - Librairie Renouard, Paris, 1875 – di Spire Blondel, si parla di un certo Mr. Meyer che brevettò un metodo per dar colore ai ventagli di questo materiale. Si pensa, comunque, che il brevetto di Mr. Meyer fosse piuttosto un modo di tagliare la conchiglia per poterla rendere iridescente senza alterare il colore naturale, come probabilmente molti facevano, nel tentativo di trasformarla artificialmente in Goldfish. E infatti, grazie al procedimento da lui inventato, (ma non ancora da noi conosciuto, in quanto abbiamo notizie dell’esistenza del brevetto ma non ne abbiamo una dettagliata descrizione) coadiuvato da Mr. Dumont – Brasseux di Andeville, potevano essere ottenuti ed esaltati tutti i colori dell’arcobaleno.

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Siamo comunque venuti a conoscenza anche di altri antichi metodi per colorare lamadreperla:

PER OTTENERE RIFLESSI ARGENTEI

Foglia di argento e una soluzione di gomma e acqua in quantità sufficiente; impastare fino alla densità appropriata e coprire l’interno della conchiglia. Per un colore dorato, usare foglia d’oro.

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POLVERE D’ORO

Mettere della foglia d’oro con un po’ di miele, o una densa soluzione di gomma e acqua fatta con gomma arabica, in un mortaio di terracotta, e pestare la mistura finché l’oro non sarà ridotto in parti molto piccole; poi sciacquare il miele o la gomma ripetutamente con acqua calda, e l’oro in polvere rimarrà separato. Quando asciutto, è pronto per l’uso.

INDICAZIONI GENERALI PER LA BRUNITURA

La scelta delle polveri è, naturalmente, determinata dal grado di brillantezza che si desidera ottenere. La polvere viene mischiata con una forte miscela di gomma e acqua o gelatina di pesce, e stesa con uno spazzolino o un pennello; quando non è ancora molto secca, e cioè mantiene una certa viscosità, avvolgete un pezzo di morbida pelle attorno ad un dito ed immergetelo nella polvere, quindi stendetela sul lavoro. Quando il pezzo sarà completamente coperto con la brunitura, deve esser lasciato seccare, ed ogni residuo di polvere verrà tolto con un pennello, Da “ the English and American Mechanic” - B. Frank Van Cleve, 1874.

PER TINGERE LA MADREPERLA CON COLORI ALL’ANILINA

Lavate le sottili lamine con una soluzione tiepida di potassio, poi immergetele in una soluzione acquea concentrata del colore prescelto, e lasciatele riposare in un luogo caldo, mescolando frequentemente. Se il colore deve penetrare abbastanza profondamente le lamine devono rimanere nel colorante per due settimane, poi sciacquate ed asciugate. Da “The Tecno-Chemical Receipt Book”, Winckler,Elsner,Heintze,Mierzinski,Jacobsen,Koller,Heinzerling,Brannt, and Wahl, 1886.

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PER COLORARE LA CONCHIGLIA

Sciogliere un piccolo pezzo di gommalacca colorata in una soluzione di cloruro di stagno; dopo aver pulito molto bene le conchiglie, immergetele in questa preparazione finché non diventano del colore desiderato. Il colore dovrebbe essere prima bollito, per permettere poi di rimanere aderente. “Encyclopedia of Practical Receipts and Processes”, William B. Dick, 1903.

COLORE IRIDESCENTE

Il seguente si dice sia il procedimento usato a Vienna per lavorare i bottoni di madreperla o conchiglia. In una giara dal collo abbastanza largo da contenere tutte le conchiglie, ed equipaggiata con un coperchio in vetro, mettere tanta soluzione di ammoniaca fino a quanto serva per coprire le conchiglie. A questa aggiungere cloruro di argento in polvere finché il liquido non si satura e non si viene a creare un leggero eccesso di sali di argento. In questa mistura immergere le conchiglie, e, dopo aver applicato il coperchio, posizionare in un luogo buio per alcuni giorni. Il gioco dei colori usualmente viene stabilito nel giro di poche ore, ma la sua durevolezza è resa più sicura da un’altra piccola permanenza al sole. Come regola generale, una settimana di contatto con la soluzione di ammoniaca e due giorni di esposizione alla luce diretta sono più che sufficienti. “Scientific American Cyclopedia of Formulas” edited by Albert A. Hopkins, 1910.

Anna Checcoli

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