28 GENNAIO 2023

Istantanee d’autore

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Un missile spaziale colpisce la luna in un occhio.

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L’immagine è tratta da uno dei film più famosi di Georges Meliès, Le voyage dans la lune, del 1902.

Nel maggio di quell’anno il regista aveva fatto costruire un teatro di posa a Montreuil e aveva poi deciso, in settembre, di trasformarlo in cinematografo.

Il fallimento dell’operazione lo spinse ad accontentarsi di intercalare i suoi film negli spettacoli di prestidigitazione fino a quando l’aumento di richieste in Inghilterra stimolò nuovamente la sua attività creativa.

Interprete di una visione fantasmagorica del cinema, opposta all’idea della registrazione documentaristica della realtà, Meliès fu autore prolifico di scene oniriche.

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Egli stesso descrisse il suo come “il cinema delle scene fantastiche”, costruite grazie a meccanismi teatrali, illusioni ottiche, trucchi e metamorfosi di varia natura.

A lui stesso piaceva esibirsi nelle vesti di mago e illusionista, aiutato in palcoscenico da un’assistente con le ali in stile art nouveau.

Il regista francese fu un sapiente manipolatore dello spazio visivo, convinto che il cinema servisse a potenziare le tecniche illusionistiche del teatro e della prestidigitazione.

Nei suoi film furono potenziate la potenzialità del fermo macchina, le sovrimpressioni e le colorazioni della pellicola.

La sua abilità nel manipolare quest’ultima e il peculiare modo di eseguire il montaggio fanno di lui una delle figure più importanti del cinema degli esordi.

Un anno dopo fu girato il primo western della storia, The great train robbery, un film di 10 minuti con 14 scene di fattura artigianale, la più famosa mostra uno dei banditi che si prepara a sparare in direzione della macchina da presa.

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Il film utilizzò tecniche di montaggio e di posizionamento delle cineprese particolarmente innovative, con l’obiettivo di narrare simultaneamente situazioni che si verificavano nello stesso tempo, ma in luoghi diversi.

Intanto le sale cinematografiche sorgevano dovunque, dimostrando, oltre al forte spirito di iniziativa degli impresari, la passione del pubblico per il “teatro elettrico”.

Personaggi visionari e apparentemente folli hanno costruito le fondamenta di un’arte che ha dominato il XX secolo e continua in altre forme a dominare il nostro.

Giacomo Carlucci

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