LO SCIAMANO (I^ PARTE)
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Chi è lo Sciamano? Cosa contraddistingue questo personaggio al limite tra il mago e il santone?
Tutti ne hanno sentito parlare e, spesso, la sua figura è abbinata alla magia nera o alla superstizione. La realtà è tutt’altra.
Partiamo, come sempre, dall’etimologia perché quando sappiamo da dove vengono le parole, sappiamo anche dove vanno.
La parola Sciamano è di origine siberiana, per la precisione dalle popolazioni tunguse. Si tratta di gruppi etnici dell’Asia settentrionale, distribuita fra lo Enisej e l’Oceano Pacifico, il mare Artico e la frontiera cinese.
Sfatiamo subito un mito, dunque: lo Sciamanesimo non ha origini africane!
L’etimologia della parola Sciamano è ancora incerta ma si crede risalga al termine tunguso “saman” (che deriva a sua volta dal sanscrito śrāmaṇa), che significa “colui che conosce” o “colui che vede nel buio”.
In occidente questo termine arriva nel 1698 grazie a Lubecca Adam Brand, che ne lascia testimonianza scritta durante il suo viaggio tra Mosca e Pechino. Nella lingua italiana, il termine entra nel 1838.
Benché di origini siberiane, lo Sciamano è un po’ ovunque nel mondo, tranne che in Africa. E la cosa che stupisce è che nonostante le culture di queste popolazioni siano tanto diverse tra loro, i rituali sono praticamente gli stessi. Con una sola eccezione: in alcune popolazioni gli Sciamani sono soltanto uomini e in altre, sono soltanto donne.
Ma cosa vuol dire che lo Sciamano (o la Sciamana) è colui che “vede nel buio”?
Queste persone hanno la capacità di muoversi tra due mondi - quello visibile e quello invisibile - e lo fanno in maniera consapevole entrando in uno stato di coscienza non ordinario (stato di coscienza sciamanico).
Nessuna esaltazione, dunque, ne “possessione” da parte di qualche entità: lo Sciamano entra volontariamente in uno stato di trance, lasciando temporaneamente il corpo in questa dimensione per viaggiare con l’anima nella dimensione degli spiriti.
Per intenderci, una sorta di viaggio astrale (vedi il mio articolo su questo tema).
Qual è il motivo che spinge queste persone a viaggiare fra le dimensioni?
Quale utilità personale o collettiva ha questo genere di pratica?
Per poter rispondere a tutte queste domande, bisogna innanzitutto tracciare una sorta di “carta di identità” dello Sciamano.
La prima cosa da mettere in chiaro è che lo Sciamanesimo non è una religione ma una pratica spirituale, tra l’altro la più antica al mondo. Gli studiosi, infatti, la fanno risalire ad oltre 30.000 anni fa, ben prima di qualunque religione e della Scienza stessa.
Lo Sciamanesimo non è nemmeno una forma di stregoneria o un sistema di credenze e non ha nulla a che fare con il cosiddetto "soprannaturale", perché quella dello Sciamano è un’attività naturale olistica. Cosa significa? Il dizionario ci dice che “olistico è l’aggettivo legato alla teoria dell’olismo, deriva dal greco ὅλος che significa totale, intero, tutto, e si riferisce ad una visione del “tutto” visto come un unicum e non come la somma delle parti di cui è composto”.
Dunque, lo Sciamanesimo è un insieme di conoscenze che, attraverso tecniche antichissime, ha come scopo quello di procurare all’individuo un benessere armonico tra corpo, mente e spirito. Non solo. Queste tecniche permettono anche di entrare in contatto con il proprio Sé profondo - cioè con la parte divina di noi stessi - ma anche di ricongiungerci con la Natura e gli altri livelli di esistenza.
Lo Sciamanesimo - è stato scritto - “è una via per il recupero del potere personale, della guarigione e della saggezza”.
Connessione corpo-mente-spirito
Entrando in profondo contatto con se stessi ci si riconnette con la natura, e viceversa. Tutti abbiamo fatto l’esperienza del potere curativo della Natura: la sua bellezza, i suoi rumori, i suoi profumi hanno un impatto profondo tanto sulla nostra psiche quanto sul nostro corpo e sul nostro spirito. Lo Sciamano è, appunto, colui che ha una conoscenza profonda delle leggi e del potere di guarigione della Natura. Non a caso è sempre stato visto come una figura a metà tra il mago, il medico e il sacerdote. Anticamente era rispettato tanto quanto il capo tribù perché, se quest’ultimo aveva il compito di proteggere il suo popolo dai pericoli visibili, lo Sciamano lo proteggeva da quelli invisibili.
Infine, lo Sciamano aveva la facoltà di predire il futuro e di guarire dalle malattie, grazie alla sua capacità di entrare in uno stato alterato di coscienza (o stato theta) che gli permette di attingere alle forze guaritrici dell’Universo presenti nei mondi dello spirito, per aiutare se stesso e gli altri. Attenzione però: se tutti gli Sciamani sono CURANDERI, non tutti i curanderi sono Sciamani.
Cosa significa essere Sciamani, oggi? Lo vedremo nel prossimo articolo.
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