CRISI CLIMATICA E PROBLEMI GLOBALI INFIAMMA LA COP27

E’ ora di fare qualcosa di concreto per salvare il pianeta

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cms_28188/0.jpegÈ già tempo di bilanci per questo 2022 complicato e che ha deciso di entrare nella storia forse nel modo sbagliato. E, come prassi da quasi un trentennio a questa parte, a Sharm El-Sheikh si è inaugurata la COP27. Inaspettatamente, ma col senno di poi non più di tanto, non sono stati i cambiamenti climatici il tema portante del ventisettesimo vertice dell’ONU: sul piatto sono stati serviti anche le polemiche sull’oppressione dei diritti umani proprio in Egitto, le paure derivanti dalla minaccia della recessione globale, il rincaro sui prezzi dell’energia e la conseguente crisi alimentare, la forzosa riscoperta delle energie fossili dovuta al conflitto russo-ucraino, e – giusto per non farsi mancare nulla – le elezioni di midterm negli Stati Uniti. L’anno che fu, a Glasgow, le aspettative non erano esattamente basse dopo la pausa forzata causa CoViD-19, ma neanche a questo giro si scherza. Il primo appuntamento non può che essere il “vertice dei leader”: tra oggi e domani ben 125 diplomatici disquisiranno del cambio alla guida del Brasile, con l’atteso ritorno di Lula al posto di Jair Bolsonaro.

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Tra i presenti Joe Biden e Rishi Sunak, tra gli assenti Xi Jinping e Vladimir Putin. Ancor più eccellenti le mancanze di Re Carlo III e Greta Thumberg, presumibilmente in protesta per la scelta del paese ospitante – ufficializzazione che ha causato non poche polemiche in giro per il mondo, per la questione dei diritti umani. Concentrandoci, però, sul motivo principale per cui è nato questa grande riunione delle Nazioni Unite gli argomenti di discussione saranno: temperatura mondiale, concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera, livello e contenuto energetico degli oceani, estensione delle superfici e perdita di massa dei ghiacciai. Nell’ultimo anno i rilevamenti hanno evidenziato che la temperatura media mondiale è aumentata di 1 grado, a fronte dello stesso innalzamento registrato però nel decennio precedente. Un’enormità, praticamente.

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Ed effetto domino sia, adesso, e sciaguratamente. È aumentata anche la concentrazione di gas serra, CO2, nell’atmosfera e di conseguenza anche il livello degli oceani di ben 3 millimetri ogni trecentosessantacinque giorni. Questo perché gli oceani assorbono la bellezza del 90% di calore in eccesso prodotto, causando il restringimento di 1.54 chilometri quadrati della superficie dei ghiacciai e la perdita di strati. Alla luce di tutto questo, se non si vuole che il 2023 continui su questa lunghezza d’onda, è ora di rimboccarsi le maniche, di appianare le divergenze e di fare qualcosa di concreto per salvare il pianeta. Perché se il massimo che si riesce a fare è mettersi le mani dei capelli quando degli pseudo-attivisti imbrattano dei quadri, allora siamo ogni volta punto e a capo.

Francesco Bulzis

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