PICCOLI ACCORGIMENTI PER LA CRISI DEL GAS
Cosa sono i rigassificatori, le misure dei Paesi UE e cosa fare a tal proposito

Le bollette iniziano a diventare salate e implacabili, e non fanno altro che aumentare l’eco delle notizie che circolano. Il problema del gas sta diventando via via più pressante, e forse soltanto ora ci si sta accorgendo di quanto questo bene sia fondamentale se non imprescindibile. Allora il motto tanto inflazionato, ma forse non ancora veramente preso sul serio, “nel proprio piccolo si può fare qualcosa” non è più tanto frase fatta. Ci sono modi alternativi per potersi riscaldare, soprattutto in previsione delle stagioni più fredde di questo finale di 2022, tra cui la legna. Il cui prezzo, tuttavia, è aumentato a causa della situazione ucraina: riporta Sky TG24 che si è passati da 12 euro a quintale di spesa a ben 20 euro. L’AIEA, Associazione Italiana Energia Agroforestali, non ne scoraggia l’acquisto; secondo i dati si risparmierebbe fino al 55% di metano – il cui costo è circa di 1650 euro – quindi per una casa di 75 metri quadrati si utilizzerebbero circa 1350 euro.
E in un mondo più ecogreen, dove già le automobili si sono fatte pioniere di un cambiamento sensibile, non si può prescindere da riscaldamenti elettrici (sia per le caldaie che per quelli a pavimento) e pannelli radianti. Allargando l’orizzonte ci si può accorgere di come anche i Paesi membri dell’Unione Europea si stiano mobilitando per rendere meno impattante il distacco dalle forniture di gas russo. Dopo l’accordo presentante la riduzione dei consumi fino al 15%, si annuncia che i riscaldamenti non dovranno superare i 19°C. Un’altra soluzione, che soprattutto nel lungo termine potrà portare dei benefici, è la chiusura di vetrine e luci dei negozi dopo le ore 22 – in modo tale da non disperdere il calore. Tra Francia, Germania, Spagna e Italia non si lesinano, fortunatamente, soluzioni al problema. Ma quella “definitiva”, o che quanto meno si avvicinerebbe a tale attributo, sarebbe quella dei rigassificatori.
Per spiegare cosa sono in termini masticabili senza difficoltà è necessario riprendere la definizione dal Post: trattasi di impianti in cui il gas viene immesso nella forma di GNL (Gas Naturale Liquido), meno voluminoso, e successivamente ritrasformato nel suo classico stato aeriforme per poi passare dai vari gasdotti; i rigassificatori si differenziano in quelli su terraferma, somiglianti a tanti canonici impianti industriali, e quelli marini – che possono essere o isole artificiali o navi che traportano il gas naturale liquido. In Italia sarebbero 3 i rigassificatori, di cui uno ancora in via di discussione: a La Spezia (struttura su terraferma), a Porto Viro (il Terminale GNL Adriatico, di tipologia marina, nonché il più grande del trio) e il dibattuto nel Mar Tirreno (una nave gasiera al largo della costa tra Pisa e Livorno). Una soluzione in grande stile, che servirebbe a mettere un punto a tante incertezze.
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