CRISI CARBURANTE, SCARSEGGIANO BENZINA E GASOLIO
Cresce la domanda ma le raffinerie sono in affanno

In questi giorni, il tema dell’approvvigionamento di prodotti petroliferi sta tenendo con il fiato sospeso il mondo intero. Le scorte globali sono scese a livelli bassissimi restituendo un dato allarmante perché, con la progressiva crescita della domanda di benzina e diesel utilizzata per il trasporto merci, le raffinerie del globo non riescono a tenere il passo. Ad oggi possiamo affermare con certezza che la domanda mondiale di carburante sia rientrata nei ranghi del pre-Covid, ma l’aumento dei prezzi e lo stop al petrolio russo non consentono di soddisfare pienamente il fabbisogno.
Stando ai dati forniti dagli esperti, gli squilibri maggiori tra domanda e offerta sarebbero saliti ad oltre il 10% del mese scorso, l’aumento più consistente da gennaio. Per questo, il Brent ha raggiunto i picchi di 123 dollari al barile (il dato fa riferimento ai prodotti con consegna a luglio, ndr). Tutto ciò non è solo da considerarsi una conseguenza del conflitto in Ucraina, bensì è un problema che persiste già da diverso tempo. Non a caso, l’esperta Amrita Sen, socio fondatore e capo analista petrolifero di Energy Aspects, ha dichiarato: "Il problema principale è la mancanza di investimenti, che rischia di penalizzare potenzialmente il prossimo decennio".
Il pensiero della Sen combacia con le teorie di altri analisti petroliferi, che imputano il problema alla carenza di capacità di lavorazione. A destabilizzare il quadro generale è poi la posizione della Cina, che ha limitato di carburante in un periodo di scorte record in alcuni paesi del mondo.
Il prezzo del greggio non è ai massimi storici come nel 2008 (147,50 dollari al barile), ma i prezzi alla pompa sono lievitati di molto, perché occorre che il prezzo finale copra anche i margini delle raffinerie. La situazione non è delle migliori neanche per l’Europa, che in questi anni ha aggirato le gravi carenze acquistando gasolio raffinato da Mosca, ma al momento non può più farlo a causa delle sanzioni economiche imposte al governo Putin.
Dal canto suo, la Russia ha trovato nuovi acquirenti, come Cina, India e Turchia; tuttavia, fermando le sue capacità di raffinazione per il 30% potrebbe trovarsi in difficoltà.
Insomma, la situazione a livello mondiale è realmente critica nonché destinata a precipitare in assenza di soluzioni adeguate, in grado di imprimere una svolta.
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