RACCONTARE LA COMUNICAZIONE SOCIALE - II^ PARTE

Presupposto strategico per lo sviluppo economico e l’impatto sociale

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Quando l’innovazione accanto all’analisi del territorio include forme di cittadinanza attiva

cms_25408/1.jpgLe scelte che operiamo hanno impatti inimmaginabili sul nostro mondo e sulla sua struttura, e sono rivolte ai cambiamenti nelle relazioni delle persone, la società, i luoghi. La comunicazione fa parte di una progettazione strategica, competenza scientifica ed abilità professionale sono strumenti ugualmente indispensabili che si muovono lungo i labili confini che separano esigenze commerciali, obiettivi politici e cambiamenti socioculturali, in uno scenario sempre più incerto e variegato in cui diviene indispensabile trasformare il rischio in opportunità, applicando un bagaglio teorico e metodologico che l’esperienza concreta può affinare ma certamente non creare. Basti pensare all’importanza rivestita negli ultimi anni dal Welfare Aziendale, iniziative di carattere sociale e non direttamente orientate ad un profitto economico degli obiettivi sociali (che sviluppano e rafforzano l’immagine aziendale).

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Questo tipo di comunicazione è l’esempio più vivo di come attraverso la comunicazione si può caratterizzare la sua vocazione civile e sociale, per lo stretto collegamento alle tematiche vicine al benessere collettivo. In questo caso le campagne di comunicazione sociale hanno la finalità di sensibilizzare l’opinione pubblica nell’affrontare problemi di carattere e interesse collettivo partendo dalla modifica e dal cambiamento di atteggiamenti e comportamenti degli individui e dei gruppi sociali. Ma non è il solo esempio, proprio perché nella definizione univoca e dettagliata di cosa si intenda per comunicazione sociale si possono annoverare tanti altri richiami. Si può parlare anche di marketing sociale se pensiamo all’intera filiera dell’attività promossa e portata avanti dal terzo settore: in questo caso Il terzo settore racchiude tutte quelle realtà e quelle organizzazioni/associazioni che lavorano in ambito non profit, e sono dunque animate nel loro agire non tanto da interessi di profitto economico ma dallo sposare una determinata causa o una determinata mission che ha normalmente carattere sociale o civile. In questo senso, dunque il terzo settore è mosso e animato da logiche legate alla relazione tra le persone e alla condivisione di valori e finalità. Per questo tipo di realtà, la comunicazione è volta soprattutto ad attività di fund raising cioè al reperimento di nuovi volontari, un maggior coinvolgimento di quelli già presenti e il consolidamento delle motivazioni nei fondatori e negli associati. E allora il problema della comunicazione verso l’esterno, diventa fondamentale per il mondo non profit, proprio perché esso è fondato sull’aggregazione, dove quest’ultima è intesa come consenso intorno ad un progetto sociale e/o civile.

Rientra nel carattere dell’epoca, rispondere ai ca mbiamenti in tutte le relazioni, tema dominante in tutte queste tendenze, riguarda in particolare la necessità di comprendere l’accelerazione dei processi informativi, la certezza che danno i progressi tecnologici che ogni passo avanti facilita non solo il seguente, ma molti altri, la stretta relazione tra la tecnologia e l’ordine sociale, tutto ciò sembrerebbe aver provocato una specie di inquinamento psicologico: l’accelerazione apparentemente ineluttabile del ritmo della vita.

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La comunicazione sociale come strumento strategico svolge una funzione centrale nella gestione dei cambiamenti sociali, economici e culturali.

Trasforma i valori di responsabilità in risultati sostenibili e al contempo innesca il cambiamento. Dovremmo definire come noi - collettivamente e individualmente - costruiamo consapevolmente relazioni positive per creare un nuovo tessuto sociale che sia favorevole alle persone, alle imprese e il pianeta.

Qui si innesta l’impotenza della comunicazione sociale e dei ruoli dei protagonisti nell’accrescimento della cultura attraverso la dinamica riflessiva; chi comunica sociale si impegna con le persone affinché esse possano raggiungere il miglior livello di benessere possibile, tenuto conto dell’evoluzione dei tempi rafforzando i legami e aumentando il capitale relazione (vero tesoro di ogni organizzazione).

La comunicazione sociale si adopera per affrontare le ambiguità e i dilemmi del tempo, anche attraverso pratiche riflessive e processi decisionali orientati a risultati etici anche in relazione agli sviluppi dei fenomeni sociali e della cultura politica che aggiorna costantemente il dato rispetto all’evoluzione della dimensione dei fenomeni.

Proviamo a pensare ai due termini “comunicazione” e “sociale”.

Per “comunicazione” si intende un processo attraverso il quale lo scambio di stimoli e risposte tra due o più soggetti di cui una delle forme più diffuse è denominata narrazione, un mittente codifica un messaggio che viene veicolato tramite un mezzo ed arriva al ricevente che lo decodifica.

“Sociale” riguarda la società. Oltre il perimetro disciplinare della comunicazione sociale, l’azione politica di governance partecipata delle politiche sociali pone al centro il fine, il servizio, una rete di servizi e professionalità che tengono insieme i servizi e l’immagine occupandosi di sostenere le persone fragili, in questo tempo ancora più a rischio di esclusione sociale, e quelle che lo sono diventate. Agli interventi di tutela dei cittadini, al gestire le misure governative e quelle regionali, come i piani economico-sociale varati determinanti nel mantenimento della coesione sociale del Paese.

Tuttavia la comunicazione sociale è un sistema che si regge per una buona parte sui professionisti capaci di tessere sui territori le trame della lettura dei fenomeni che richiedono, come è noto, investimenti sul lunghissimo periodo anche attraverso la cura dell’immagine che passa dalla comunicazione sociale portato in tutti i tavoli a cui ci si siede, la necessità di far conoscere gli assetti del territorio.

Alcuni, attribuiscono una rilevante importanza alle competenze trasversali e strategiche:

“le competenze che si devono sviluppare sono quelle legate a competenze più a livello politico, scelte strategiche, considerazione del lavoro proprio come parte di un lavoro complessivo che produce un risultato.

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La comunicazione sociale considera e accoglie i dilemmi connessi all’evoluzione sociale, economica e giuridica sia locale sia globale, accoglie le indicazioni internazionali sull’uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione e include le differenti forme di esercizio della professione.

La comunicazione sociale in funzione del livello di responsabilità che ricopre e degli effetti che può produrre, contribuisce a promuovere, sviluppare e sostenere politiche sociali integrate, finalizzate al miglioramento del benessere sociale e della qualità di vita dei membri delle società.

Non può prescindere da una approfondita conoscenza della realtà territoriale in cui opera e da una adeguata considerazione del contesto storico e culturale e dei relativi valori.

Una buona comunicazione diventa dunque strategica per progettare il futuro e allargare la base delle risorse, sia umane che economiche. Nel terzo settore ad esempio, la comunicazione sociale si pone come completamento di quella finanziaria.

Le competenze che i professionisti rappresentano nell’esercizio del proprio ruolo, oggi non sono altro che riferibili a ciò che comprende quelle tecnico- professionali, quelle strategiche, quelle trasversali, utili e generare azioni che vadano oltre la correlazione univoca tra compito, ruolo, professione.

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RACCONTARE LA COMUNICAZIONE SOCIALE I^ parte

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Valentina Farina

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