IDEALI E PEDALI

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Ci troviamo immersi tutti in un periodo storico a dir poco difficile e complesso, per affrontare il quale risultano spuntate le opposte armi dell’ottimismo sciocco, di maniera, e del cosiddetto pessimismo della ragione.

Di fronte alla grave e gravosa imponenza del male e delle contraddizioni che segnano oggi il cammino degli uomini, a ben poco valgono le augurali formalità di circostanza sconfinanti spesso nella superstizione degli scongiuri, eredità del mondo pagano e della sua incapacità di leggere l’enigma della sorte, non conoscendo l’ipotesi di un disegno provvidenziale e buono che accompagna le cose umane.

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Meglio fermarsi a riflettere sulla lezione che tante persone, proprio in questo tragico tempo, ci impartiscono, documentandoci quel sereno realismo, quella positività operosa, quella devozione grata al compito dell’esistenza, quell’approccio costruttivo al domani, quella volontà di restituire i talenti individuali ricevuti investendo su un percorso solidale, fattori tutti che connotano, nello stile e nelle scelte, coloro che vivono la speranza cristiana ma anche, indubbiamente, gli spiriti e le intelligenze laiche di autentica “buona volontà”.

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Una lezione di semplice buon senso ma preziosa, che dovrebbe essere additata dai vecchi ancor giovani ai troppo giovani già vecchi, quale la migliore delle opzioni possibili al fine di mantenere desto – come dote e viatico dell’avvenire – l’entusiasmo pieno di promesse, schietto ma fragile ed effimero, che caratterizza la gioventù.

Succede di pensare o di sognare in grande.

Accade di elaborare progetti. Quando capita, ci si riflette su molto. Tutto corre rapido. Si vorrebbe essere già arrivati a destinazione. La mente, il cuore, i piedi volano. Invece, è necessario studiare come rendere concreta l’idea. Riconoscere il percorso, definire i passaggi fondamentali, passare, quindi, ai particolari, ai dettagli. Poi, finalmente, partire.

Accade, però, che proprio mentre si stanno concretizzando i singoli passaggi programmati, mentre si è per strada, la destinazione sembra, talora, allontanarsi o addirittura diventare irraggiungibile. A volte si dissolve. Non è più chiaro come raggiungere la meta.

Capita, a chi va in bicicletta, che mentre pedala, lungo la strada, la cima della salita scompaia, non si veda più. Si pedala, ma non si vede più la vetta.

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A quel punto emergono dubbi, la fatica si fa insopportabile, lo smarrimento attanaglia le gambe, lo scoraggiamento lavora dentro come un tarlo. In inverno, soprattutto, il freddo scoraggia; la pendenza appare insuperabile; il vento, insistente e penetrante, si insinua persino nella mente; la pedalata si fa sempre più stanca; tutto sembra incoraggiare soltanto la resa.

Dimenticare la meta e continuare a pedalare: questa è l’unica cosa da fare.

Bisogna solo continuare a mettere un pedale davanti all’altro, senza pensare ad altro.

Quando la vetta della salita si nasconde, è sufficiente pensare solo dove preme il piede, compenetrare il proprio respiro con l’avvolgersi della ruota anteriore della bicicletta, mantenere direzione e strada intrapresa.

Andare avanti e non guardare troppo lontano.

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Accontentarsi di controllare la pressione che il piede va esercitando sul pedale…

Solo così, piano piano, in intimo silenzio, mentre lo sguardo punta basso, la cima della salita si fa vicina e riemerge al di sopra di tutto. E d’improvviso, si svela dinnanzi, sudata, certa e agognata, pronta a suggerire successivi traguardi, a volte, “volate” solitarie.

All’inizio di ogni nuovo anno, capita di fare programmi e progetti. Si definiscono nuovi traguardi.

Poi, si comincia a “pedalare”, a vivere, mentre il quotidiano scorrere dei giorni, sempre carico di troppi impegni e doveri rischia di far smarrire la meta, il punto di arrivo.

Eppure, ogni giorno ha un senso. Ogni “colpo di pedale”, un valore.

La dura concretezza del quotidiano rischia di restringere il campo di attenzione all’immediato. Ma se il cuore è acceso da un fuoco intenso, anche l’ordinario può diventare importante avvicinamento, strategia vincente, quella dei “piccoli colpi di pedale” e delle grandi aspirazioni.

In realtà, i segnali che rincuorano e rafforzano la tensione interiore che spinge alla meta non sono pochi.

Tutto è per te, anche se spesso resta immerso dentro alla ferialità delle cose che accadono, del tempo che scorre, delle molte cose che vanno.

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Non lasciare a metà un discorso. Non permettere a nessuno di smorzare la luce dei tuoi occhi. I sogni raccontano esistenze nutrite da fuochi accesi la sera. Non vivere a metà.

Continua solo a sognare e a...pedalare.

(Le foto sono state realizzate da Marina Tarozzi)

Fausto Corsetti

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