XXX GIORNATA MONDIALE DEL MALATO...QUANDO LA SALUTE E’ BENE DI LUSSO

L’assistenza sanitaria universale? Un rapporto in crisi?

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cms_24731/1.jpgVenerdì 11 febbraio riccorre la XXX Giornata Mondiale del Malato istituita trent’anni fa da San Giovanni Paolo II, pone attenzione ai malati con elevata fragilità, ai luoghi di cura e verso quanti se ne prendono cura.

Oggi non basta più informare il malato sulla diagnosi, è necessario creare il giusto coinvolgimento nella definizione dei percorsi clinici attivi. La mancanza di assistenza sanitaria in una famiglia si traduce in una realtà evidente: l’impossibilità di ricevere diagnosi e trattamenti per malattie minori o gravi. Allo stesso modo, non possiamo ignorare la realtà degli immigrati e dei rifugiati politici che scelgono di andare via dal loro paese di origine. La mancanza di un’ assistenza sanitaria universale gratuita si traduce nella perdita di vite umane. In questi momenti, e in un contesto come quello attuale, l’impatto può essere devastante.

Dall’importanza che daremo alla salute in un quadro politico Europeo più ampio, comprenderemo la necessità di creare una forte sanità. La situazione sanitaria del paese presenta un livello di mortalità triplicato negli ultimi anni. L’ampia base dati istat consente di valutare non solo gli effetti legati all’impatto della diffusione di Covid-19 sulla mortalità per genere ed età ma anche altre condizioni.

Durante l’emergenza sanitaria, anche l’Istat ha attivato una serie di azioni per assicurare la continuità e la qualità della produzione statistica anche in una situazione di crisi.

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Tale attenzione finalizzata a fornire risposte ai cittadini, ma sarebbero altresì, necessarie per avere sistemi sanitari maggiormente resilienti, alla luce anche dei 14 Diritti sanciti nella Carta Europea dei Diritti del malato.

Ogni individuo rappresenta, della sua malattia, una propria storia ed una propria morfologia.

La malattia non è mai un fatto primitivo a sé stante, ma è sempre un risultato di un funzionamento. Il “funzionamento personale” che riguarda aspetti connessi all’integrità psico-fisica e agli impatti di eventuali limitazioni sul funzionamento delle persone nei diversi contesti di vita; il “funzionamento sociale” che condiziona gli aspetti relativi al rapporto tra persona e i diversi ambienti di vita, con riferimento specifico ai comportamenti e alle abilità sociali; la “condizione sociale” che riguarda gli aspetti relativi al benessere materiale e al contesto-rete di relazioni significative in cui le persone sono inserite e l’eventuale sostegno che possono offrire; la “condizione economica” che riguarda gli aspetti relativi alla situazione economico-reddituale e alla sua qualità, altrettanto all’“occupabilità” che si associa agli aspetti che concorrono a definire la “spendibilità” di una persona nella prospettiva dell’inserimento lavorativo a lungo termine.

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Oggi a differenza di ieri, il primo valore che dovremmo abilitare è il dialogo, la dialogica e la dialettica sia a livello individuale che a livello collettivo rappresentano un valore fondante.

Di fronte alle iniquità del momento, non possiamo più permetterci di preferire quel luogo comune, ovvero di “mettere al centro il paziente”. Non è possibile considerare solo la verità scientifica (episteme) avulsa all’opinione del cittadino e della società (doxa), ma siamo in qualche modo obbligati a mettere in relazione il nostro sapere con le esperienze degli altri.

Il tempo della relazione è il tempo di cura.

Lo sviluppo delle scienze e delle tecnologie, che tanto hanno influito sulla medicina e sulla sua capacità diagnostica e terapeutica, ha portato progressivamente i medici a focalizzare l’attenzione più sulla malattia che sul paziente, modificando di fatto le interazioni cliniche, il modo di colloquiare con il malato, la formulazione di una diagnosi, con il rischio di ridurre la persona a oggetto “solo” di cartella clinica.

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Vi sono situazioni nelle quali il paziente si trova a trasmigrare nei settori più diversi, senza che giunga a una diagnosi e a una soluzione, con una conseguente deresponsabilizzazione di tutti. Il rapporto diventa terapeutico quando il medico ha la consapevolezza che il suo intervento si confronta con la totalità dei bisogni dell’individuo e non soltanto con quelli che la teoria biologica prevede siano alla base di una determinata affezione.

Si dovrà insistere sul valore primario e sul ruolo decisivo del dialogo e dell’intesa tra medico e paziente oltre che sul riconoscimento del ruolo delle organizzazioni civiche e di tutela dei diritti per sistemi sanitari che sappiano rispondere efficacemente alle emergenze e alle mutate esigenze di salute.

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La responsabilità verso coloro cui la XXX Giornata del Malato si rivolge, se non vuole essere un mero proclama ideologico, deve essere “guida dei perplessi” ed offrire un orientamento critico, vale a dire essere capace di formulare un giudizio sulla realtà a beneficio della polis perchè questa, ha bisogno di una direzione etica, umana e morale.

Valentina Farina

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