EMERGENZA UMANITARIA SUL CONFINE TRA POLONIA E BIELORUSSIA

Migranti nella morsa della politica della ritorsione

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La situazione dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia ha ormai assunto i caratteri di una vera e propria crisi umanitaria. Innumerevoli le denunce delle Ong intervenute sul campo, che testimoniano le violazioni dei diritti fondamentali subite dai migranti. Risale solo a l’altro ieri la notizia del ritrovamento del corpo di un bambino di 1 anno in un bosco a ridosso del confine polacco; la 12esima vittima in queste settimane di tensione lungo la frontiera. Il piccolo, proveniente dalla Siria, non avrebbe retto alle rigide temperature dell’inverno polacco, dopo che i genitori feriti, erano stati allontanati per essere soccorsi. L’assurda strategia di ritorsione avanzata dall’esecutivo di Lukashenko e il pugno di ferro adottato da Varsavia, costituiscono una mera strumentalizzazione della disperazione della gente, volta ad orchestrare per fini politici un giro di vite che smettono di essere considerate tali, cedendo al peso di un numero. La manipolazione è evidente, considerando che con la rotta balcanica bloccata dall’accordo tra Ue e Turchia e quella mediterranea che interessa maggiormente le persone in fuga dall’Africa centrale, il passaggio bielorusso è diventato il nuovo canale di sfogo dei flussi migratori verso il Vecchio Continente.

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Un grado di cinismo tale da permettere di lasciar morire di ipotermia un bambino di appena un anno, non è contemplabile a livello umano, prima ancora che giuridico. «Seguo le tragiche notizie dal confine tra Polonia e Bielorussia – ha dichiarato il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli – È straziante vedere un bambino morire di freddo alle porte d’Europa. Lo sfruttamento dei migranti e dei richiedenti asilo deve cessare, la disumanità deve cessare». Le denunce del Consiglio UE e le conseguenti sanzioni nei confronti della Bielorussia, se nonché la nota congiunta di sdegno da parte dei paesi del G7, contro l’azione di pressione esercitata da Lukashenko, vengono vanificate dinnanzi alla solidarietà espressa invece nei confronti della Polonia, «colpita da questo uso provocatorio della migrazione irregolare come tattica ibrida.»

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Ricordiamo infatti che la reazione della Polonia, tra i paesi con una politica dell’accoglienza ostile, consiste nell’uso indiscriminato di lacrimogeni e idranti con getti di acqua gelata, non totalmente conformi alle normative europee sulla regolazione dei flussi. A suo avviso, Mateusz Morawiecki, primo ministro polacco, in un’intervista al giornale tedesco Bild, giocando la carta dell’Europa, annuncia: «Se non siamo in grado di gestire ora migliaia di migranti, presto ne avremo centinaia di migliaia, milioni che arrivano in Europa. Chiudere il nostro confine è nostro interesse nazionale. Ma qui è in gioco la stabilità e la sicurezza di tutta l’Unione.» D’altro canto se dal 15 novembre la Polonia ha deciso di procedere alla costruzione del muro lungo il confine bielorusso, gli organi dell’Unione ne hanno negato il finanziamento, confermando una presa di posizione blanda e comoda.

Federica Scippa

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