ROMA, SI TIRANO LE SOMME DEL G20

Accordi condivisi su più temi: clima, pandemia, migrazioni e tasse alle multinazionali

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Il G20 si è ufficialmente concluso con il caratteristico lancio della monetina nella fontana di Trevi. Il summit che ha riunito a Roma i leader dei venti tra i Paesi più ricchi ha portato a un accordo condiviso su diverse ed importanti tematiche.

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Per il contenimento del surriscaldamento globale, in vista anche dell’apertura di Cop26 in Scozia, l’urgenza di pensare a soluzioni rapide ed efficaci è stata avallata da tutti i Paesi. A dimostrazione di ciò, l’obiettivo del tetto a 1,5 gradi (quale aumento di temperatura massimo per il prossimo mezzo secolo) è stato riconosciuto come scientificamente valido. Si è giunti ad un impegno condiviso nel non intraprendere politiche di emissioni che vadano contro la tendenza che tutti si sono proposti di osservare fino al 2030. Dopo Parigi le emissioni sono aumentate, specie con il diffondersi della pandemia. C’è una certa preoccupazione e occorre ora dimostrare credibilità attuando davvero quanto programmato e auspicato.

Per quanto riguarda il coronavirus, i leader del G20 hanno assicurato che faranno di tutto per garantire l’accesso tempestivo, equo e universale ai vaccini, in particolare ai Paesi a basso e medio reddito, confermando l’obiettivo di vaccinare almeno il 70% della popolazione mondiale entro la fine del 2022. Al fine di raggiungere questo importante traguardo, si contribuirà ad aumentare la fornitura di prodotti e strumenti medici essenziali nei Paesi in via di sviluppo e a rimuovere i relativi vincoli di approvvigionamento.

I rappresentanti hanno poi discusso delle problematiche legate alle migrazioni, sottolineando la necessità di dover prevenire i flussi irregolari e il traffico di esseri umani, come parte di un progetto globale per un espatrio sicuro e regolare, in grado di rispondere ai bisogni umanitari e alle cause di questi spostamenti oltreoceano. Tutto ciò si è osservato anche prendendo atto del rapporto annuale 2021 sulle tendenze e le politiche in materia di migrazione internazionale e sfollamento forzato.

Nella bozza della dichiarazione finale del G20, i Paesi sviluppati confermano l’impegno a mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno, per cinque anni - dal 2020 al 2025 - con lo scopo di sostenere la transizione energetica delle economie emergenti.

Altro argomento clou è stata la minimum tax globale sulle multinazionali, approvata dai leader dopo anni di trattative, la quale andrà a colpire in particolare i colossi del web, come Amazon e Facebook. Si impegnano così ad attuarla entro il 2023, fissata nel quadro Ocse dove era stata sottoscritta da 136 paesi su 140. La tassa avrà un’aliquota minima del 15% sugli utili delle multinazionali per evitare che queste continuino a trasferire la propria sede fiscale in un paese dove il trattamento è più favorevole.

L’intesa, inoltre, consentirà di riattribuire ai Paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo, sottolinea l’Ocse. L’accordo cui si fa riferimento poggia su due pilastri: le aziende con entrate per oltre 20 miliardi di euro potranno essere tassate anche nei Paesi dove avvengono i consumi; i Paesi che ospitano le sedi centrali potranno imporre una tassa minima in ciascuna delle nazioni in cui operano.

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Nella conferenza stampa conclusiva della convention, Draghi ha dichiarato con soddisfazione: «In cosa siamo riusciti? È un summit di successo nel senso di mantenere vivi i nostri sogni, impegnarci a ulteriori provvedimenti, stanziamenti di denaro, ulteriori promesse di riduzione. Negli ultimi mesi sembrava che i Paesi emergenti non avessero nessuna intenzione di prendere altri impegni, invece il successo finale verrà formulato poi sulla base di quello che faremo e non su quello che diciamo».

Michelle Giliberti

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