ALLA SCOPERTA DEI PARCHI LETTERARI
Pier Maria Rosso di San Secondo a Caltanisetta

Per la gioia degli amanti della cultura da mercoledì 24 febbraio un altro Parco Letterario si aggiunge agli altri del nostro Paese.
All’insegna di Caltanissetta c’è cultura la nuova sede è da oggi collocata all’interno della Biblioteca comunale “Luciano Scarabelli e dedicata a Pier Maria Rosso di San Secondo”, intellettuale nisseno di notevole statura nella storia letteraria europea contemporanea, sia per la sua produzione narrativa che per la sua opera teatrale.
PIER MARIA ROSSO di SAN SECONDO
Di nobili origini (il papà, conte Francesco Maria, era padrone di alcune miniere del bacino zolfifero ricadenti nel territorio nisseno ed ennese) nacque il 30 novembre 1887 a Caltanissetta, città in cui conseguì la maturità classica al Liceo Classico “Ruggero Settimo” presso il Collegio dei Gesuiti (attuale Biblioteca Scarabelli). Per studiare giurisprudenza si trasferì a Roma dove esordì come scrittore e giornalista. Dal 1907 in poi intraprese una serie di viaggi nel Nord Europa (Olanda, Francia, Germania) fino ad affermarsi, negli anni ’20, come autore teatrale e romanziere. L’esperienza maturata nel corso dei tanti viaggi si riverberò pienamente in tutta la sua produzione letteraria. L’opera sansecondiana si offrì da subito alla critica con le caratteristiche del cammino attraverso tappe nelle quali la sensibilità si affina e rigenera. Non a caso la sua opera di esordio più significativa reca il titolo “La Fuga”.
Fuga da una Sicilia arsa da un sole impietoso che brucia e inaridisce. Ebbe ad affermare «… Ah io ben conosco la perfidia struggente del sud! Ogni volontà s’attutisce, ogni nobiltà ingenua si smorza, ogni sacra aspirazione è travolta dall’alito sulfureo: ogni virtù, adescata, cade, poi mefistofelicamente derisa, imputridisce: folgoranti apparenze di laici desideri, abbagliante sfaccettìo d’un’unica miseria, fosforica incandescenza della più triste magia dei sensi» (La Fuga, 1917).
Il cammino artistico rimase saldamente legato al viaggio reale e metaforico della sua vita “vagabonda” (come egli stesso la definì), fatta di esperienze belle, dolorose, inquietanti, curiose vista con gli occhi incantati di un bambino e a volte disperati di chi soffre per la decadenza sociale.
Nel corso dei ripetuti soggiorni in Olanda e in Germania sviluppò una formazione espressionista da cui affinò uno stile espressivo spesso disarmonico, che talvolta disorientò critica e pubblico, ma che si rivelò vera innovazione all’interno del Teatro del grottesco e nell’ avanguardia letteraria. Tale peculiarità espressiva lo indusse a dedicarsi spasmodicamente all’analisi e al rapporto-contrapposizione Nord-Sud in una sorta di ricongiungimento metaforico e “mitico” con la Sicilia delle sue origini.
Tra le opere meritano di essere menzionate le raccolte Elegie a Maryke (1914) e Ponentino (1916), “pregne di un lirismo creativo e fantasioso che è caratteristico anche di molte delle sue opere teatrali in cui gli eroi e/o gli antieroi appaiono come proiezioni sbigottite ed ammaliate da quella contrapposizione fra ragione e istinto che è alla base della sua ispirazione”, le commedie sansecondiane, da Marionette, che passione! (rappresentata per la prima volta il 26 novembre del 1918 al Teatro Argentina di Roma, che è forse la più conosciuta) a La bella addormentata (1919), L’ospite desiderato (1921), Lazzarina tra i coltelli (1923), La danza su di un piede (1923), L’avventura terrestre (1925), Il delirio dell’oste Bassà (1925), Le esperienze di Giovanni Arce filosofo (1926), Tra vestiti che ballano (1927), La scala (1927)
Uno dei temi più amati è la cultura della zolfara con lo stile di vita dei minatori, dei “carusi” e il loro modo di sentire, di pensare e di vivere i rapporti sociali dentro e fuori la realtà delle miniere, la cui attività estrattiva dello zolfo (come è già stato sopra detto) segnò un grande sviluppo economico per Caltanissetta, tanto da farle conferire il titolo di “capitale mondiale dello zolfo”.
Riscoprì pienamente il senso di appartenenza alle proprie origini e il legame alla sua terra nell’ultima fase della sua produzione. Il componimento teatrale “Il Ratto di Proserpina” (opera per banda, danza, canto e parola) riassume e conclude, infatti, la sua lunga attività di drammaturgo. In esso personaggi della mitologia classica inseriti in un contesto paesaggistico che rievoca le antiche origini elleniche delle Sicilia, si congiungono e si mescolano a figure che simboleggiano “nuovi mondi” e raffigurano realtà sociali e culture “altre”, che agli occhi del drammaturgo rappresentano un rischio di inquinamento, alterazione, contaminazione e decadimento per tutto ciò che (secondo la visione conseguita in età matura) di sano e genuino offre ancora ai suoi occhi la comunità del mondo siciliano.
Afflitto e indebolito da una lunga malattia, Rosso di San Secondo trascorse l’ultimo decennio della sua vita nella villetta di Lido di Camaiore, costruita grazie al premio ricevuto dall’Accademia d’Italia su proposta del caro amico Luigi Pirandello. Si spense il 22 novembre 1956.
LA BIBLIOTECA SCARABELLI
La Biblioteca Scarabelli è la storica biblioteca nissena ospitata nei locali dell’ex Convento dei Gesuiti. Fondata nel 1862 grazie a numerosi lasciti di collezioni di volumi, prende il nome dal filologo Luciano Scarabelli il quale operò negli anni con cospicue donazioni che si sommarono ai preziosi volumi requisiti per decreto ai vari ordini religiosi presenti sul territorio prima dell’unità d’Italia.
La biblioteca comunale vanta un importante patrimonio comprendente 142.166 volumi, riviste e 281 manoscritti (anno 2013). Possiede inoltre una collezione sopravvissuta di opere storiche costituenti il fondo antico, tra cui 11 incunaboli di argomenti filosofici e religiosi del 1476-1496, 2 pergamene e più di mille preziose cinquecentine. In omaggio all’illuminata generosità dello Scarabelli, si volle dedicare a lui il nome della Biblioteca il 12 maggio 1882.
Per maggiori info e fonti:
https://www.comune.caltanissetta.it/turismo/biblioteca-comunale-luciano-scarabelli/
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