UN PREZIOSO E INQUIETANTE STEREOGRAMMA (V parte)
La musica del caso di Paul Auster

“Occasionalmente si gettava ad acquistar senza risparmio libri e cassette” (p. 19).
LA MUSICA
“suonare […] aveva sempre su di lui un effetto calmante, come se la musica lo aiutasse a vedere il mondo con maggiore chiarezza, a comprendere il suo posto nell’invisibile ordine delle cose” (p. 12)
“Questo aveva sempre su di lui un effetto calmante, come se la musica lo aiutasse a vedere il mondo con maggiore chiarezza, a comprendere il suo posto nell’invisibile ordine delle cose.” (p. 12).
Così Nashe suona a Natale, durante la sua visita a Juliette, canta durante la “visita” di Tiffany alla roulotte ed è fondamentale anche in altri punti del romanzo.
È talmente importante che quando la musica “cesserà” bruscamente (la radio spenta da la musica nell’ultimo capitolo) ci sarà il silenzio e la morte.
LA LETTURA
“Prendeva una stanza in un motel da qualche parte, cenava, e poi torva in camera a leggere per due o tre ore” (p. 14).
Incontra di nuovo per caso Fiona in una libreria per il suo amore per la lettura.
In una circostanza “stanco di guidare [...] prese una stanza [...] e passò nove giorni filati a leggere libri in una sedia a sdraio accanto alla piscina.” (pp. 14-15).
All’Hotel Plaza dopoché Pozzi era andato a letto alle “dieci e mezza spense la televisione e si infilò a letto con un’edizione economica delle “Confessioni” di Rousseau, che aveva iniziato a Saratoga” (p. 53). C’è il brano del lancio dei sassi nella foresta e del sogno (dove c’è la foresta e il suono di carte rimescolate - p. 54).
E l’amore? È più in sottofondo.
Oltre a Tiffany (Dolores) -l’ultima figura femminile-, dopo Thérèse, la divorziata in Florida, l’insegnante che voleva fargli conoscere Donna, la giovane cameriera di Reno, c’è Fiona Wells, giornalista: “a nessuna aveva fatto una promessa” (pp. 17-18). Nel paragone con Thérèse quest’ultima è vista in modo più positivo, mentre della prima viene evidenziata solo la bellezza e in modo abbastanza “crudo” (cfr. commenti del capitano dei pompieri, p. 10, e di Pozzi, pp. 60-61).
Le “imperfezioni” di Fiona lo portavano a credere che i loro incontri fossero qualcosa di più del semplice sesso, qualcosa di più del semplice accoppiamento di due corpi” (p. 18). Purtroppo “proprio quando tutto si stava mettendo in ordine [!]” (p. 64), Fiona preferisce l’ex fidanzato, ritornato nel frattempo: “È solo che non posso contare su di te.”, dice a Nashe piangendo.
C’è invece l’empatia (la pietas) con la sofferenza, con il nostro prossimo.
Si crea un rapporto, un legame tra Nashe e Pozzi fin dal primo incontro.
Peraltro l’immagine di Jack Pozzi ferito che Jim Nashe vede può ritenersi figura dell’immagine di morte del compagno, che viene riportato sul prato vicino alla rulotte in fin di vita, perché aveva tentato la fuga.
Il sentimento di comprensione e fratellanza è un sentimento importante per l’autore. È un rapporto nel contempo di immedesimazione (simili vicende con il padre) e di senso di protezione (per l’appunto da padre, qual è Nashe).
L’empatia si crea (ma forse è più un sentimento di riconoscenza verso il carceriere) anche con Murks: “si disprezzava perché permetteva che i suoi sentimenti nei confronti di Murks si ammorbidissero, perché ricordava con tanta gratitudine la gentilezza del sorvegliante verso di lui” (p. 175). In verità, probabilmente più che di empatia, potrebbe affermarsi che si è creato tra prigioniero e carceriere quel fenomeno psicologico della c.d. “sindrome di Stoccolma”: un po’ come nel film di Liliana Cavani “Portiere di notte”.
Pozzi e Nashe pur simili e “perdenti” sono diversi.
Murks afferma infatti: “Alcuni hanno quello che ci vuole, altri no.” (p. 131). E poi c’è il drammatico dettaglio della prigione, che Nashe scorge quando, assentandosi dalla partita con i ricconi, analizza con più calma i dettagli della “Città del mondo” di Stone.
“In un angolo del campo sportivo, i prigionieri parlavano in piccoli gruppi, giocavano a pallacanestro, leggevano libri” (p. 93)
Nashe può essere collocato in questo primo gruppo di prigionieri, perché si applica “felice ai suoi compiti”, come “unica soluzione del guaio in cui si era messo” (p. 106 (ma quale guaio? La sua vita ormai senza scopo forse). “Era quasi un sollievo aver perduto la possibilità di decidere, sapeva che finalmente la sua corsa si era fermata. Il muro non sarebbe stato tanto un castigo, quanto una cura [!] , un modo per tornare sulla terra [!] (p. 107).
Ma purtroppo c’è dell’altro.
Infatti, “con un brivido di orrore, scorse un prigioniero bendato in piedi contro il muro [!] giusto dietro di loro, sul punto di essere giustiziato da un plotone d’esecuzione [...;] che delitto aveva commesso quest’uomo, e perché veniva punito in questo modo atroce?” (pp. 93-94).
Forse quel prigioniero non si era integrato, non aveva accettato la sua “punizione”, e aveva tentato di fuggire: Jack Pozzi potrebbe venire inquadrato in tale “gruppo”. Reagisce con violenza alla proposta di pagare il debito costruendo il muro e dice a Nashe qual è la realtà della situazione: “-Divertirci? Per te alzare pietre è divertente? A me sembrano dei fottuti lavori forzati [!]” (p. 107).
Per tale mancata integrazione e per la sua fuga, in effetti, Pozzi verrà “giustiziato”. Il perché Pozzi viene riportato sul prato vicino alla roulotte potrebbe consistere in un monito per Nashe: come a dire ecco che cosa succede a chi vuole sottrarsi dai suoi obblighi, a chi vuole fuggire.
I lavori di Nashe e Pozzi sono casuali.
Nashe “Dopo aver lasciato l’università, era passato nei primi anni da un lavoro all’altro -libraio, uomo dei traslochi, barista, tassista - e aveva partecipato per caso [!] all’esame per diventare pompiere”. Pozzi per caso farà il commesso in un grande magazzino.
Lasciano il proprio lavoro rispettivamente per un viaggio senza fine e per il gioco (Nashe già in precedenza si era dato al gioco delle corse e del casinò): gioco che perderà entrambi.
In riferimento al gioco forse c’è un giudizio implicito di disvalore rispetto alla condizione dell’uomo.
I genitori di Paul Auster erano ebrei di origini polacche.
Viene immediato il pensiero a quanto nell’Antico Testamento viene detto nel giardino dell’Eden ad Adamo dopo il peccato originale (Gen 3,17-19 - “Bibbia di Gerusalemme”, EDB, 1995 -XIII ed., trad. CEI):
“All’uomo disse: […] maledetto sia il suolo per causa tua. Con sudore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l’erba campestre. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché ritornerai alla terra perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e polvere tornerai!”.
Tra l’altro nella medesima circostanza nei confronti di Eva (Gen 3,16)“Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà”. È invece il lavoro un elemento positivo. Figure positive in tal senso sono invece il comandante dei pompieri (p. 10) e Ray Schweiller, il cognato (p. 6), che è anche un buon padre.
Significativo, oltre agli elementi del “prato” e “roulotte”, anche l’episodio del bambino. “Ancora un altro elemento fu gettato nel maelstrom della sua incertezza” (p. 176). È l’incontro con il ragazzino di 4 anni, nipote di Murks.
Ha 4 anni come la figlia Juliette, che gli è stata “strappata via” (anche se è diverso fisicamente: paragone a p. 177 e ss.), la figlia cui non ha fatto neanche gli auguri per il compleanno. Gli dà inoltre la colpa per la scoperta della fuga di Pozzi e la brutta fine del compagno.
Ha un impulso omicida fortissimo: tale circostanza dà modo ad Auster di indagare l’animo umano e i suoi reconditi recessi (p. 176).
(continua...)
UN PREZIOSO E INQUIETANTE STEREOGRAMMA
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