UN PREZIOSO E INQUIETANTE STEREOGRAMMA (3 parte)

La musica del caso di Paul Auster

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cms_19417/0.jpgSIMBOLOGIE: IL MURO: La Prigione - Il Gioco - Le Barricate Misteriose di Couperin

LA PRIGIONE del modellino, del “mondo in miniatura” di Stone con la sua aura orribile può ricollegarsi al MURO da costruire ogni giorno un po’ più alto.
La prigione è anche la vita di continuo viaggiare che Nashe ha scelto dopo l’eredità. “Stava giungendo gradualmente a rendersi conto che era prigioniero” (p. 20).

“Non sapevo che fossimo in prigione -disse Nashe- Pensavo che fossimo stati assunti per fare un lavoro. - È così -disse Murks- Ma loro non vogliono che ve ne scappiate senza pagare” (p. 116).

Il muro - da costruire sulle spoglie del castello del quindicesimo secolo dell’Irlanda occidentale - è importante per Flower e Stone: “non c’è niente di più misterioso o di più bello di un muro. Già me lo vedo: laggiù nel prato, che si erge come un’immane barriera contro il tempo. Sarà un monumento a se stesso, signori, una sinfonia di pietre risorte, e ogni giorno canterà il lamento funebre per il passato che ci portiamo dentro.” (p. 84)

Così anche per Nashe.

“Quando iniziò la quarta fila, il muro cominciò a cambiare ai suoi occhi. Adesso era più alto di un uomo, più alto anche di un uomo alto come lui, e il fatto che non potesse più guardare oltre, che gli bloccasse la vista dall’altra parte, gli dava l’impressione che fosse accaduto qualcosa di importante. D’un tratto, le pietre si erano trasformate in un muro, e nonostante la fatica che gli era costato non poteva fare a meno di ammirarlo […] Non si era mai considerato un uomo destinato a grandi cose. Per tutta la vita aveva dato per scontato di essere uno come gli altri. Adesso, a poco a poco, cominciava a sospettare di essersi sbagliato” (pp. 193-194). È il muro “la vera storia” (p. 206) della vita di Nashe?

Il muro può dunque assurgere a metafora, positiva o negativa, della propria vita, oltre che a una sorta di riparazione per riparare ai propri sbagli mediante la sua costruzione; per vivere i propri giorni che sovente sembrano (apparentemente uguali e talora senza scopo), ma nei quali vi è sempre un segreto da scoprire.

IL GIOCO

Un riferimento al “muro” è anche nel gioco.

Afferma infatti Pozzi (ma Pozzi può vincere nel gioco?).

“La cosa fondamentale era restare imperscrutabili, costruire un muro attorno a sé e non lasciare entrare nessuno” (p. 63).

Così nella nostra vita. Ci vengono addebitati costi che pensavamo di non avere (così a Nashe e Pozzi quando invece sembrava che avessero terminato il loro contratto); i nostri compagni e amici spariscono (come Pozzi per Nashe), ma dobbiamo continuare (a costruire il muro), anche quando potremmo sottrarci a questa prigione (come la prigione del “mondo di Stone”).

Il gioco è visto in modo negativo. Oltre a Jack Pozzi, detto Jackpot “colpo grosso”, anche Nashe indulge nel gioco. Prima nel casinò (p. 15) e poi nel gioco delle corse (pp. 20-21). Non è vero quanto afferma Jack Pozzi che nel gioco non ci sia “niente che non si può controllare”, che si può fare ciò “che si vuole”, essere “padrone” di sé stesso (p. 33).

Auster, prima per bocca di Nashe: “Niente lavoro? Nessun sostegno se le cose si mettono male?” (p. 33), e poi per bocca di Calvin Murks, esprime il suo parere negativo in merito.

Perché Pozzi - come Nashe - deve alla fine fare un lavoro come un “prigioniero”? “Perché tu giochi a carte e io no” (p. 138).

Nashe ha un sogno premonitore che contiene gli elementi della futura situazione nella quale si troverà sia lui che Pozzi (con i relativi esiti negativi): “A un certo punto della notte sognò una foresta dove il vento passava fra gli alberi producendo un suono di carte rimescolate” (p. 54).

LE BARRICATE MISTEROSE DI COUPERIN

“Le Barricate misteriose. Gli era impossibile suonare quest’ultimo pezzo senza pensare al muro” (p. 174).

LA NUMEROLOGIA

Non può non notarsi, facendo attenzione, la ricorrenza dei due numeri tre e tredici.

Nashe muore nel giorno in cui è nato: “il giorno del suo compleanno, che cadeva il tredici dicembre” (p. 195). È lo stesso giorno in cui assolve il debito contratto con Flower e Stone. Si accorge “nella terza settimana di novembre” (p. 195) che “avrebbe riscattato la sua libertà il giorno in cui compiva trentaquattro anni” “alle [ore] tre” del pomeriggio” (p. 196).

E il romanzo comincia nel suo incipit “Per un anno intero non fece altro che guidare: il terzo giorno del tredicesimo mese” (p. 3).

Inoltre all’Hotel Plaza Nashe “senza dir nulla a Pozzi […] depositò tredicimila dollari nella cassaforte dell’albergo.” (pp. 40-41).

Il pianoforte verticale Baldwin, di cui Nashe deve disfarsi gliel’aveva “comprato sua madre per il tredicesimo compleanno, e di questo le era sempre stato riconoscente sapendo la fatica che aveva fatto per trovare il denaro.” (p. 12).

Inoltre, sotto questo profilo numerologico, appare rilevante la circostanza che i capitoli del romanzo La musica del caso siano 9, vale a dire un multiplo di 3, e più precisamente 3 al quadrato.

Disegno voluto o ricorrenze “casuali”, magari però “istintive”?.

I CORVI

Gli “unici uccelli rimasti nel bosco” insieme a “passeri, cardinali rossi, cinciallegre, ghiandaie” sono “i corvi.

Soprattutto loro, pensava Nashe. Ogni tanto, piombavano a capofitto sul prato, emettendo le loro strane grida strozzate, e lui interrompeva quello che stava facendo per vederli passare sopra la sua testa. Amava la repentinità del loro arrivo e della loro partenza, il modo in cui apparivano e sparivano, come se non ci fosse alcun motivo.” (p. 194).

Mentre guida la SAUB 900 per ritornare nella tenuta di Flower e Stone, dopo essere andato a bere da OlliÈs, con Murks e Floyd seduti, insieme alla “neve” che “turbinava sul parabrezza davanti a lui” Nashe vede “nella sua mente” i corvi in picchiata sul prato che con le loro grida misteriose mandavano richiami mentre li osservava passare sopra di sé” (p. 206).

Altri elementi simbolici sono:

- la Villa di Flower e Stone (p. 64); la stanza, dove Flower e Stone accolgono Nashe e Pozzi (come un “set cinematografico”, p. 67); lo spazio aperto dove c’è “la Città del Mondo” di Stone e le cinque stanze (2 per la biblioteca!) in una della quale c’è la “Raccolta di oggetti” di Flower; la cena (il “banchetto infantile”);

e naturalmente i due particolarissimi passatempi dei ricconi:

- “LA CITTÀ DEL MONDO” di Willie Stone: “una visione artistica dell’umanità”, “autobiografia” e “utopia” “un luogo dove s’incontrano, contemporaneamente, il passato e il futuro, dove alla fine il bene trionfa sul male” (p. 78);

e all’interno i suoi elementi:

“Il Tribunale, La Biblioteca, La Banca, La Prigione. Willie li chiama i Quattro Regni della Solidarietà, e ciascuno ha un ruolo vitale nel mantenere l’armonia della città.” (ibidem).

- “IL MUSEO DEL MONDO” o “COLLEZIONE DI OGGETTI” di Flower cui Nashe ripensa continuamente, anche verso l’epilogo della storia: “i fazzoletti, gli occhiali, gli anelli, le montagne di assurdi reperti”. All’inizio gli era invece apparsa come “un monumento alla banalità”, “tutto così casuale [!], così mal costruito, così totalmente insensato [!]” (p.81).

Ambedue gli elementi, “la villa di Flower e Stone” e “la città del mondo”, hanno uno sviluppo, un’evoluzione.

Da notare l’etimologia dei cognomi dei due ricconi: Flower -fiore- e Stone -pietra. Inoltre, “la cosa strana è che tutti e due hanno lo stesso nome di battesimo, William.” (p. 32).

Sono le due facce di una stessa medaglia? Due aspetti complementari? “il talento artistico” e “l’antiquario” (80). Anche se “Flower si fa chiamare Bill, e Stone Willie”.

Le definizioni date all’inizio “Gianni e Pinotto”, “Stanlio e Ollio”, “la strana coppia”, non convincono Nashe (p. 85), che però si fa ingannare dalla cena infantile. Avrebbe dovuto osservare con più attenzione la cameriera Louise e il suo comportamento. È tutto serio, anche se artificiale: si sta consumando una tragedia e Nashe e Pozzi non se ne accorgono. I due ricconi si “erano preparati”, prendendo lezioni da “Sid Zeno”, mentre Nashe e Pozzi sono disperati e, inevitabilmente, perdenti.

Come accennato sia per “la Città del Mondo” di Stone sia per “il Museo del Mondo” o “Collezione di oggetti” di Flower, che sono da ritenersi intimamente collegate, ci sono degli sviluppi.

La prima reca “un’area deserta” (p. 79). Il lavoro cui dovrà dedicarsi Stone nei prossimi anni: “- La casa dove ci troviamo in questo modello -disse- La casa, e poi i torrenti, i prati, i boschi. Là sulla destra [...] sto pensando di mettere un plastico separato di questa stanza. Dovrei esserci anch’io, e questo significa che dovrei star lì a costruire un’altra Città del Mondo.” (p. 70), “un modello del modello”. Ma all’interno del modello e del modello del modello c’è anche “il muro”, pur se Stone non vi fa cenno.

“-Ma se facesse un modello del modello - disse Nashe- allora teoricamente dovrebbe fare un modello ancora più piccolo di quel modello. Un modello del modello del modello. Si potrebbe andare avanti all’infinito” (p. 79: ricorda in tal senso il fantasmagorico Borges).

Ma anche per Flower e per il suo “Museo del Mondo” c’è un nuovo “grandioso” progetto.

“-Ho iniziato ad ampliare i miei interessi in nuove direzioni, -disse Flower. -Le cose che vedete qui potrebbero essere definite frammenti, memorie minime, granelli di polvere, che si sono infilati nelle crepe.” (p. 82).

“Adesso ho iniziato un nuovo progetto che alla fine farà sembrare tutto ciò un gioco da bambini” (p. 82): è il progetto che i due amici hanno deciso insieme, il “muro o meglio ‘un monumento in forma di muro’ “ (p. 84). Si tratta dei resti del castello dell’Irlanda occidentale del quindicesimo secolo, di proprietà di Lord Patrick Muldoon “distrutto da Oliver Cromwell. Una rovina storica di rilevanza primaria”.

“Il nostro uomo di fiducia assumerà i muratori [!] e sorveglierà le operazioni giorno per giorno [!...] Calvin Murks (p. 84).

Flower - e Stone - stanno forse già parlando di loro? Il tutto è già preventivato?
A nulla servirà il rubare dal plastico, come forma di esorcismo, i due ometti raffiguranti i due ricconi.

Perché Nashe l’ha fatto? e quali saranno le conseguenze? Sembra nessuna. Ma siamo proprio sicuri. Non ci sarà una “vendetta” finale? Pozzi infatti lo redarguisce (pp. 133-136): “il danno è stato fatto”.

(continua)

UN PREZIOSO E INQUIETANTE STEREOGRAMMA

- 1^ parte :

https://internationalwebpost.org/contents/UN_PREZIOSO_E_INQUIETANTE_STEREOGRAMMA_(1_parte)_19304.html#.X3_TfWgzaR8

- 2^ parte:

https://internationalwebpost.org/contents/UN_PREZIOSO_E_INQUIETANTE_STEREOGRAMMA_(2_parte)_19385.html#.X3_To2gzaR8

Fabrizio Oddi

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