Dopo Silvia Romano, il pensiero va ai missionari dall’Oglio e Maccalli
I sacerdoti sono scomparsi rispettivamente da sette e due anni

La liberazione e il ritorno in patria della cooperante Silvia Romano, rapita il 20 novembre 2018 in Kenya e rilasciata in Somalia, ha riportato un po’ di speranza tra gli italiani, in un periodo difficile come quello che stanno attraversando. Al tempo stesso, la notizia ha richiamato alla mente le figure di altri missionari rapiti in Africa mentre erano impegnati in missioni umanitarie, tra cui, in particolare, padre Paolo dall’Oglio e Pier Luigi Maccalli.
Dall’Oglio fu sequestrato in Siria il 29 luglio di sette anni fa. Il gesuita aveva denunciato la terribile situazione che imperversava nelle strade siriane, in un paese flagellato dai conflitti e da una povertà che tuttora, ogni giorno, spinge migliaia di migranti a oltrepassare i confini dell’Europa in cerca di una libertà e di una salvezza che nella propria terra restano solo un miraggio.
Dall’Oglio aveva parlato alla sorella Francesca della sua esperienza in Siria, in particolare a Raqqa, dove nel 2014 è stato rapito nel pieno dell’ascesa dell’Isis con il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che da quel momento avrebbe iniziato a devastare intere zone della Siria, seppellendone gran parte della storia.
Al rapimento di Dall’Oglio si è aggiunto quasi due anni fa, precisamente il 17 settembre 2018, quello di padre Pier Luigi Maccalli. Quest’ultimo, membro della Società delle Missioni Africane (Sma), è stato sequestrato in Niger.
Il 6 aprile di quest’anno, il quotidiano Avvenire ha diffuso un video in cui si vedono, per pochissimi secondi, padre Maccalli e Nicola Chiacchio, ancora vivi e in buona salute. Secondo Ibrahim Manzo Diallo, direttore del sito giornalistico Aïr Info Agadez, che per primo aveva diffuso il filmato, entrambi i missionari sarebbero stati rapiti dal gruppo jihadista Groupe de Soutien à l’Islam et aux Musulmans (Gruppo di sostegno all’Islam e ai Musulmani), che nel dicembre 2018 aveva sequestrato in Burkina Faso Luca Tanchetto e la sua amica canadese Edith Blais, rilasciati poi a metà marzo di quest’anno, senza alcuna richiesta di riscatto.
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