TRUMP RITIRA TRUPPE USA DALLA SIRIA

La decisione di abbandonare le Sdf curde in balìa di Erdoğan suscita condanna da UE, ONU e Russia

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Il Presedente degli USA Donald Trump ha dato ieri il via libera a nuove operazioni turche nel nord della Siria. Con una dichiarazione (che la Nbc ha definito “straordinaria”) la Casa Bianca precisa che le truppe statunitensi «non sosterranno né saranno coinvolte nell’operazione» e «non saranno più nelle immediate vicinanze», cioè nel Nord della Siria. Lo stesso Trump ha spiegato via twitter le ragioni della decisione: «È tempo per noi di uscire da queste guerre ridicole eterne, molte delle quali tribali, e riportare i nostri soldati a casa. Combatteremo solo quando ci converrà e solo per vincere. Turchia, Europa, Siria, Iran, Iraq Russia e i curdi d’ora in poi dovranno capire la situazione e gestire i combattenti Isis arreatati nelle loro vicinanze. Noi siamo a 7mila miglia di distanza e combatteremo l’Isis solo sei si avvicina noi». Non è chiaro se ciò significhi che gli Stati Uniti siano pronti a ritirare i loro circa mille soldati dalla Siria settentrionale. L’ipotesi era stata ventilata da Trump già nello scorso dicembre; accolta con sfavore da gran parte della comunità internazionale – secondo cui il ritiro avrebbe comportato l’abbandono dei curdi nelle mani dell’esercito turco – l’annuncio aveva provocato le dimissioni, in segno di protesta, dell’allora segretario alla Difesa Jim Mattis e uno sforzo dell’allora consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton per cercare di proteggere i curdi. Ora lo sconcerto è manifestato, oltre che da alcuni dei massimi funzionari del Pentagono e del Dipartimento di Stato, anche dal senatoreLindsay Graham, presidente della commissione giustizia del Senato, che ha definito la decisione del tycoon “un disastro annunciato”. La decisione di Trump irrita i più stretti alleati USA. L’Unione europea ha già avvertito che una iniziativa militare potrebbe innescare una nuova, deleteria ondata migratoria. “Alla luce dell’annuncio della Turchia e degli Usa sulla situazione in Siria, l’Ue ribadisce la sua preoccupazione” e ricorda di avere sempre detto che "ogni soluzione a questo conflitto non può essere militare bensì deve passare attraverso una transizione politica, in conformità alla risoluzione Onu ed il comunicato di Ginevra nel 2014”. “L’Ue ribadisce il sostegno all’unità, la sovranità e l’integrità territoriale della Siria”.

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Erdoğan intanto festeggia, confermando il ritiro delle truppe americane dalla frontiera. Lo scorso 8 settembre turni di pattugliamento da parte dei due eserciti sono stati effettivamente realizzati, mentre nelle ultime settimane gli F-16 turchi hanno ripetutamente sorvolato lo spazio aereo siriano. Martedì il capo di Stato turco aveva dichiarato che la Turchia stava esaurendo la pazienza con gli Stati Uniti per la creazione della safe-zone nel nord della Siria, minacciando l’incombente operazione militare. “A questo punto, non abbiamo altra scelta che continuare sulla nostra strada”, aveva annunciato in un discorso televisivo. L’avvio del ritiro americano dalle postazioni strategiche di Ras al-Ayn e Tal Abyad è confermato anche dall’Osservatorio siriano per i diritti umani (Ondus). Il gruppo curdo delle Forze democratiche della Siria (Sdf) è stato il partner più affidabile degli Stati Uniti nella lotta contro l’Isis in Siria. Le forze curdo-siriane hanno affermato di esser pronte a “difendere a ogni costo” il nord-est al confine con la Turchia. “La zona è ora diventata un teatro di guerra. Noi siamo determinati a difendere il nordest a ogni costo. Siamo pronti alla guerra totale”, ha detto il portavoce Mustafa Bali, citato dai media locali e regionali.

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La decisione non piace neanche alla Russia. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha ripetuto che l’integrità della Siria “deve essere preservata”. Dietro questa dichiarazione la paura e l’ipotesi di uno smembramento del Paese. “Non sappiamo cosa succederà. Ma ci prepariamo al peggio”, ha dichiarato il coordinatore Onu per le operazioni umanitarie in Siria, Panos Moumtzis, sottolineando che le Nazioni Unite sono in contatto con entrambe le parti sul campo. La nostra priorità, ha detto, è che qualsiasi eventuale azione della Turchia non abbia conseguenze sul piano umanitario.

Lorenzo Pisicoli

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