DUPLICE ATTACCO TERRORISTICO IN YEMEN

Circa 60 le vittime degli attacchi a opera degli Houti nella città portuale di Aden

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Nella giornata di ieri, il ministro dei Diritti umani del governo yemenita, Mohammed Askar, con un tweet ha informato la nazione del duplice attentato terroristico a opera degli insorti Houti. L’attacco si è verificato nella città portuale di Aden: il più grave dei due, rivendicato dai ribelli sciiti sulla loro tv, è stato quello missilistico avvenuto durante una parata militare nella base di al-Jalàa, nella parte occidentale della città. Lì sono morti almeno 35 militari e 19 sono rimasti feriti. Tra le vittime c’è il generale Munir al-Yafi, comandante della “cintura di sicurezza”, una forza speciale “addestrata e sostenuta dagli Emirati Arabi Uniti”, alleato fondamentale per l’Arabia Saudita nella coalizione che appoggia le forze governative contro i ribelli. Poco prima, 11 persone (20 secondo l’agenzia stampa Dpa) sono morte in un attacco kamikaze contro una stazione di polizia; l’azione è stata messa a segno con un’autobomba, un autobus e tre motociclette. La città di Aden è il principale centro di imbarco per i rifugiati che vengono rimpatriati.

Lo Yemen accoglie i rifugiati da decenni ed è l’unico paese della penisola araba ad aver firmato la Convenzione sui rifugiati del 1951 e il protocollo addizionale; attualmente, inoltre, accoglie la terza popolazione di rifugiati somali più vasta a livello mondiale. Ci sono oltre 275.000 rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali (più del 90%), appunto, proviene dalla Somalia. Il conflitto ha notevolmente aggravato la situazione già precaria dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti presenti nel Paese. In risposta alle richieste di aiuto da parte dei rifugiati desiderosi di lasciare lo Yemen e far ritorno alle proprie case, nel 2017 l’UNHCR ha avviato il Programma di Rimpatrio Volontario Assistito.

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Tuttavia, col prolungarsi del conflitto, l’UNHCR, le autorità nazionali yemenite e i partner umanitari devono far fronte a diversi ostacoli per poter garantire sicurezza, assistenza umanitaria e accesso ai servizi di base. L’UE è intervenuta, tramite il portavoce del servizio di azione esterna, invitando tutte le parti coinvolte nel conflitto nello Yemen a “esercitare la massima moderazione ed evitare atti che potrebbero contribuire a un’escalation generale e infliggere ulteriori sofferenze alla popolazione”. L’Ue, che continuerà a “fornire sostegno” all’inviato speciale delle Nazioni Unite e alla sua squadra, porge le condoglianze alle famiglie delle vittime e auspica che tutte le parti “si impegnino con l’inviato speciale delle Nazioni Unite in uno spirito costruttivo, per raggiungere un accordo politico globale che rimanga l’unica opzione per porre fine alla guerra e per mettere lo Yemen sulla strada della pace sostenibile”. Proprio due giorni fa, in Italia, la Rwm – azienda del gruppo tedesco Rheinmetall – con sede a Domusnovas (Sardegna) e Ghedi (Lombardia), ha recepito l’invito del Parlamento a sospendere l’esportazione di bombe d’aereo e missili verso le due potenze filogovernative, finché non ci sarà una svolta nel processo di pace in Yemen.

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La notizia arriva da una nota del direttore generale Fabio Sgarzi ai dipendenti. L’export costituiva la principale fonte di entrate per gli stabilimenti, generando introiti per 400 milioni di euro. Dopo la mozione del 25 giugno che ha portato al provvedimento, il Comitato Riconversione Rwm aveva chiesto l’immediato interessamento del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, del presidente regionale Solinas, dei sindacati e del mondo imprenditoriale e accademico, per “promuovere e sostenere la messa in atto di attività alternative alla produzione di bombe”, richiamando, inoltre, l’attenzione sulla salvaguardia dei circa 300 dipendenti che non devono sostenere il prezzo di un’eventuale chiusura o delocalizzazione delle attività produttive.

Lorenzo Pisicoli

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