USA: caccia al petrolio in mare con l’utilizzo di esplosivi

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Il governo statunitense ha accordato alle compagnie petrolifere l’utilizzo di esplosivi sul fondale dell’Atlantico per la ricerca di petrolio, nella zona costiera che si estende dalla Florida al New Jersey.

Questo sistema in realtà viene già utilizzato sulla terraferma, dove vengono fatte esplodere delle cariche esplosive per far vibrare la crosta terrestre, al fine di poter rilevare idrocarburi in profondità.

In acqua invece il procedimento è molto diverso, anche perché il fondale si trova spesso a centinaia di metri. Questo vuol dire che spesso bisogna intervenire anche per più di due settimane prima di rilevare tracce di idrocarburi, utilizzando più volte gli esplosivi. E non solo: bisogna tener conto anche dell’impatto ambientale di queste operazioni, della fauna ittica e delle persone che abitano lungo la costa.

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Diane Hoskins, direttrice di Oceana, un’istituzione che si impegna nella salvaguardia degli oceani, ha spiegato come la situazione possa essere allarmante soprattutto per chi vive nelle zone costiere in cui si interviene con esplosivi. “L’attività prevista dalle società petrolifere si scontra fortemente con gli indirizzi dati dalle comunità che vivono lungo le coste interessate dalle prospezioni, senza contare che i permessi di ricerca petrolifera e di trivellazione in quelle aree erano già stati negati in passato dal Bureau of Ocean and Energy Management proprio a causa dei danni che le esplosioni possono produrre”.

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Anche il NOOA (National Oceanic and Atmospheric Administration) sembra aver aderito all’iniziativa del governo, in quanto gli esperti hanno rassicurato tutti che non c’è alcun rischio per le balene, che non rientrano nel raggio d’azione dell’attività sismica generata dagli esplosivi.

Ma lo stesso NOOA ha anche approvato la figura di alcuni supervisori a bordo durante le suddette operazioni.

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Nonostante tutte le rassicurazioni e il calcolo dei rischi legati alle operazioni, per molte associazioni che si occupano della salvaguardia dell’ambiente e degli oceani questa decisione del governo statunitense rimane tutt’ora poco chiara. Anche perché quando c’è di mezzo la natura è difficile prevedere e calcolare le conseguenze possibili.

Su questa decisione aleggia quindi un’ombra di scetticismo.

Francesco Ambrosio

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